Cap.1 Un acquerello siberiano in India
Materassi di cocco in un Ashram indiano
Finora non avevo mai letto un libro di Terzani, forse per il fatto che molti mi ripetevano di farlo o forse perché a ogni libro il suo tempo. L’altro giorno sfogliando le pagine di Un altro giro di giostra ho ritrovato l’Ashram* di Sathya Sai Baba**, dove ho trascorso lo scorso Natale. Non ne ho mai scritto né parlato prima, ma appena ho letto le parole dello scrittore − che il giornalismo l’ha fatto davvero − ho preso coraggio.
Alloggiavo in un piccolo ostello a Ulaanbaatar (capitale della Mongolia) e sul mio letto ricoperto da una seta scadente ma sgargiante, per ben due mattine di seguito ho trovato l’immagine del Maestro Sai Baba. Sapevo che era opera di una coppia siberiana in viaggio a piedi verso l’India. Tra di noi c’era una sintonia particolare, è bastato “sentirci”, le parole erano un di più.
Quattro mesi dopo il mio vagare alla ricerca di spiritualità stavo ripercorrendo i pensieri per trovare una risposta che mi indicasse la meta successiva. Nella mia agenda trovai un piccolo acquarello che la coppia siberiana mi aveva regalato. La mia attenzione si fermò sulla loro firma, uno smile e la data. Forse dovevo leggerla come somma dei numeri che la compongono e quindi 24? Mancavano pochi giorni al 25 dicembre e mi misi in viaggio. Era ancora notte quando, la vigilia di Natale, il mio treno arrivò a Puttaparthi (India), nel paese dove Sai Baba, scomparso nel 2008, è nato e cresciuto. Davanti al binario c’era una sua gigantografia. “Che ci faccio qui?” mi chiesi guardandolo diritto negli occhi. Dopo mezz’ora il risciò si fermò all’ingresso del grande Ashram. Il sole era ancora lontano, qualche capra ai bordi della strada e la figura del Santo propinata senza sosta mi aveva già sfiduciata. I devoti più devoti stavano intonando le lodi del mattino. Varcai i cancelli, mi controllarono zaino e sacco a pelo. Un gruppo di fedeli stava cantando davanti a un elefante dorato mentre la notte si stava facendo alba, li superai. Arrivai all’accoglienza dei devoti d’Oltreoceano, quelli indiani e nepalesi erano accolti in un altro building. Loro su vecchi batik, noi su materassi gonfiati da noci di cocco. Con me l’essenziale: solo qualche vestito.
Se avessi avuto il libro di Terzani forse mi sarei sentita meno “sola”, ma la sua lezione, seppur stupenda, avrebbe influenzato quel mio cammino, sia fuori che dentro l’Ashram. Mi chiedo se non è forse ora di essere un po’ meno quello che si legge per iniziare a essere di più quello che si vive.
continua…
Cap.2 Una venditrice di papaya
Cap.3 La vita è un gioco per bimbi cresciuti
Cap.4 Una figurina appesa alla macchina del caffè
Cap.5 I veri ballerini danzano in gruppo
Cap.6 Una scarpiera nepalese in India
*L’Ashram è una comunitá spirituale analoga ai nostri monasteri.
**Il Maestro Satyanārāyaṇa Sai Bābā di Puttaparthi (India del Sud) è stato un religioso e predicatore, venerato per i numerosi prodigi che gli vengono attribuiti.
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giovedì 21 Novembre 2024