Cambiamento climatico
Negli ultimi anni, con colpevole ritardo, la questione ambientale è entrata nell’agenda mainstream. Ma di cosa parliamo quando diciamo “cambiamento climatico”? E, soprattutto, perché lo chiamiamo così?
La scelta non è scontata. L’espressione “cambiamento climatico” è la traduzione dell’inglese climate change, che nel corso degli anni 2000 ha soppiantato il nome global warming (surriscaldamento globale) con cui, fino ad allora, ci si riferiva alle trasformazioni che stava attraversando il pianeta. Infatti, anche se entrambi i termini sono d’uso corrente e la maggior parte della letteratura scientifica li considera intercambiabili, la netta prevalenza del primo sul secondo è innegabile.
Le ragioni della preferenza per climate change non sono chiare. Alcuni scienziati la giudicano positivamente, perché climate change comprende anche le mutazioni diverse dal riscaldamento della superficie e dell’atmosfera terrestre, al contrario di global warming.
Altri, però, la pensano diversamente e considerano il cambiamento frutto di una scelta politica.
L’espressione climate change si è affermata nei decenni in cui le tematiche ambientali hanno smesso di essere patrimonio esclusivo di una nicchia di esperti e hanno cominciato a interessare l’opinione pubblica. In quel periodo, la lobby dei negazionisti del cambiamento climatico (… o del surriscaldamento globale?) ha cercato di impedire la diffusione di informazioni sui media e ha commissionato un gran numero di false ricerche per screditare la scienza ufficiale. Una teoria sostiene che abbia anche orchestrato il passaggio da global warming a climate change.
Infatti, “riscaldamento” è senza dubbio un concetto più sinistro di “cambiamento”, una parola che spesso associamo a emozioni positive. Inoltre, “global” restituisce immediatamente l’idea della vastità del fenomeno, mentre “climate” è un termine di per sé neutro, che fuori contesto non consente nemmeno di capire di quale clima si parli.
E’ indiscutibile che l’espressione climate change sia più rassicurante e meno evocativa di global warming.
A voi decidere se questa tesi vi convinca o se preferiate pensare che il mutamento terminologico sia stato semplicemente frutto del caso.
Va detto, però, che qualche indizio che la rafforzi esiste: ad esempio, un controverso report del partito repubblicano americano di inizio anni 2000 invitava i membri della formazione a preferire l’espressione climate change, con la motivazione: «“Climate change’’ is less frightening than “global warming”. As one focus group participant noted, climate change “sounds like you’re going from Pittsburgh to Fort Lauderdale.” While global warming has catastrophic connotations attached to it, climate change suggests a more controllable and less emotional challenge»*.
*«“cambiamento climatico” è meno spaventoso di “riscaldamento globale”. Come osservato da un partecipante al focus group, il cambiamento climatico “sembra se tu stia andando da Pittsburgh a Fort Lauderdale”. Mentre il riscaldamento globale ha connotati catastrofici, il cambiamento climatico suggerisce una sfida più controllabile e meno emotiva».
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giovedì 21 Novembre 2024