Roberta Flack. Un’icona d’altri tempi, qui a New York una leggenda. Amata per i live, i numerosi successi (Killing Me Softly with His Song) e per la scuola da lei fondata nel Bronx. Uno di quei posti in cui sopravvivere è la sola questione da risolvere. Un luogo in cui perdersi è facile come acquistare una lattina di Coca Cola: può accadere in ogni angolo.
Alcune settimane fa Roberta Flack ha tenuto uno straordinario concerto gratuito al Lincoln Center. Una folla scomposta, come cavalli proni poco prima della partenza, gremiva il Damrosch Park, un luogo affascinante, dal profilo rivoluzionario e qualche venatura borghese. Il cuore, popolare e nero, pulsava di bischeri di quartiere e signore in tenuta domenicale con berretto intonato; come a voler tingere di arancio, ocra, mirto e vermiglio la nera dignità di una provenienza, di un luogo: del Bronx. In scaletta, le canzoni più popolari, alcuni brani di George Harrison, una feroce critica al Governo degli Stati Uniti per le morti e il ruolo assunto durante il conflitto tra Israele e Palestina, una toccante No Woman No Cry; infine l’abbraccio intenso della sua gente.
Sapevo ben poco di Roberta Flack, della sua storia, quella radicata nella città di New York. Quando ho visto così tante persone vive e commosse stringersi intorno al palco, e molte venire da quell’orlo di terraferma lontano dai palazzi e da Wall Street; quando ho visto restituire un amore oltremisura, mi sono chiesta quanto quella donna al pianoforte, avanti negli anni, visibilmente scossa dall’onda emotiva sorta dal basso, sia riuscita a donare. Quanta vita abbia contribuito a salvaguardare, senza presunzione di cambiare il Mondo, ma con l’intenzione di fare il possibile perché si coltivi la speranza d’un cambiamento. Perché la musica sublima, trasforma ed eleva. Districa l’annodatura d’odio, rabbia e rancore che strozza le viscere. E in posti come il Bronx questo è il solo antidoto alla malacreanza, ai colpi di scure alla vita dell’illegalità. Tornano in mente luoghi simili, in Italia. Alcune zone del Bronx sono state risanate, altre restano schegge impazzite, ma se in quei luoghi qualcosa è stato possibile, questo è accaduto grazie a interventi di resurrezione simili a quello di Roberta Flack. Se è stato possibile, un grazie deve essere rivolto all’Arte e a chi produce Arte, alla Musica e a chi produce Musica, che percorre l’intera città come la consueta brezza. E di tutto questo New York – organismo in evoluzione, nuova per definizione – è cosciente. È cosciente di questo suo primo motore, di quel che genera: economia, bellezza, rinnovamento, crescita. Sono andata via con speranza, elettrica, a pancia piena, come se lo spirito affamato fosse infine sazio. Nessun sistema può essere ritenuto perfetto, la strada verso la democrazia – qualora questa sia mai stata applicata – cela insidie. Ma se qualcosa può motivare gli spiriti verso un futuro prospero di bellezza, che serbi in seno una cultura di pace, se qualcosa può donare frescura alle anime arse dalla sfrenatezza d’avere, questa è l’Arte.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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