Un libro con copertina turchese, potrebbe attirare l’attenzione e se il testo è stato in vetta alle classifiche del NY Times per 40 settimane, la curiosità di leggerlo potrebbe venire (ovviamente mi è venuta). Tra le pagine di Wonder (R.J.Palacio, 2013) si partecipa alle quotidiane vicissitudini di August, bambino simpatico e autoironico affetto dalla sindrome di Collins. Il messaggio del testo è chiaro: la disabilità (fisica e non) esiste ed è necessario educare all’inclusione.
Roba trita e ritrita? Forse sì, ma la novità potrebbe essere quella di convincere genitori e docenti adulti a leggere un libro pensato per bambini. Bulli e impauriti non si nasce, ma si diventa se non arrivano (con parole e fatti) messaggi chiari e non discriminatori.
Nel mondo che vorrei, il genitore sentirebbe la responsabilità di conoscere quella parte del mondo considerata opposta alla bellezza e alla salute: la disabilità.
Nel mondo che vorrei, si combatterebbe lo stigma insegnando in tutte le Scuole la materia educazione sul diverso da me (titolo di mio estro). Sarebbe chiarito ai piccoli amici che il mondo è grande e la varietà non deve far paura.
Se a scuola fossimo tutti pronti ad accogliere tutti, il rapporto Eurostat Study of Compilation Disabled Statitical Data non evidenzierebbe un forte abbandono scolastico di persone con disabilità in Europa. La costruzione del dato comune non è semplice, ma in quasi tutti i Paesi si presenta una diminuzione della presenze tra la Scuola Primaria e Secondaria (es. in Francia nello stesso anno si passa da 85.000 alunni con disabilità, a 46.700 in quella Secondaria). Per fortuna, troviamo anche “poche ma buone” perfomance come quella dell’Italia e dell’Irlanda (con un aumento della presenza di quasi 30.000 scolari).
Ricetta ideale? Ponete in una terrina Istituti pubblici senza barriere architettoniche, arricchite con una manciata di percorsi di studio e cucchiaiate di docenti per all’affiancamento (magari per tutte le ore di lezione). Cuocete a fuoco lento e fate mescolare di frequente da persone in grado di rapportarsi con la disabilità. Servitelo tiepido ai commensali, grandi e piccini.
Ho visto un pezzo nel mondo che vorrei a Wanging’ombe (Tanzania), nel Progetto Inuka di Comunità Solidali nel Mondo. Nel centro riabilitativo vengono educate sia le famiglie di bambini con disabilità, sia i compagni di classe. È stata attivata una strategia riabilitativa su base comunitaria (grazie all’apertura di sette Centri Socio Riabilitativi). Al centro del Progetto non c’è solo la persona con disabilità, ma anche la sua famiglia, la collettività e i suoi bisogni (lavoro compreso).
Nell’attesa del mondo che vorrei, frequento corsi di sensibilizzazione e dono con consapevolezza il mio 5×1000 (se non altro per dare il buon esempio).
mercoledì 30 Ottobre 2024
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