«La Cina oscura, ma vi si può trovare chiarezza. Ma quale chiarezza ci può giungere dalla Cina?». È questo l’interrogativo che il filosofo francese F. Jullien ci sottopone invitandoci a «mettere le carte sul tavolo, ossia lavorare localmente, con pazienza, per tentare di stabilire un confronto faccia-a-faccia fra il pensiero cinese e quello europeo». Il preambolo necessario è, e cito ancora le parole di Jullien, che la Cina rappresenta un «pensiero fuori quadro», un «altrove del pensiero che fa reagire il nostro» perché «si è sviluppato in maniera indipendente da noi e, di conseguenza indifferente a noi». Non è un’ode alla Cina quella dell’autore, ma un’illuminante analisi di due poli che osservano lo stato delle cose da due prospettive differenti. La ricchezza sta nell’opportunità di cogliere questo altrove come punto di riferimento esterno, sul quale fare perno senza cadere nell’errore di leggerlo come immaginario esotico per evitare – comodamente – di ripensare al proprio agire.
Un saggio definito brillante e che personalmente consiglio ad ogni lettore che ha relazioni con il mondo governato da Pechino. Imprenditore o studioso, turista o appassionato, curioso o diffidente che sia, ciascuno avrà l’occasione di apprendere come obiettivi, strategie, azioni e risultati possono essere visti, vissuti e raggiunti in due modi differenti, non per questo scartando questo o l’altro, ma piuttosto ripensando ognuno al proprio.
Azione e trasformazione, due opposti che definiscono “noi” e “loro”. Due dialettiche dell’agire, la prima che sancisce un momento, visibile e che segna, la seconda invece longeva, globale nella presa ed invisibile, ma di cui “si notano i risultati”.
Laddove il foglio ritorna ad essere bianco e “l’impensato” viene a galla, ad ognuno ricercare l’inchiostro perfetto per riscrivere il proprio pensiero, «in un mondo che continua a rinnovarsi».
mercoledì 30 Ottobre 2024
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