Il backpacker è per definizione colui che con lo zaino in spalla e spoglio di cose superflue viaggia. Di ostello in ostello fra i viandanti sta crescendo una sorta di classifica del “buon viaggiatore”: ad esempio se utilizzi la nota guida Lonely Planet, sarai per molti un viaggiatore mediocre o “un turista da evitare”. Il confronto sulle spese è una costante e la sfida fra chi spende meno è divertente: c’è sempre qualcuno che riesce – magicamente – a nutrirsi e spostarsi a costo zero. Se sei attrezzato con materiale di qualità (scarpe, indumenti, ecc) allora non sei un avventuriero. Se qualcuno fa lo “sbaglio” di appoggiarsi ad un tour operator non avrà la stima collettiva di “vero” viaggiatore. Un po’ come l’intramontabile associazione fra le scarpe Clark’s, la musica di De Andrè ed essere di “sinistra”, o ancora, avere una giacca in velluto con le toppe sui gomiti – magari marrone – e necessariamente fumare tabacco.
Di ostello in ostello le etichette proliferano. Ognuno le impara e le porta con sé per appiccicarle sulla pelle di qualcun altro. Molte di queste persone viaggiano il mondo per raccogliere i propri sogni come frutti. Cercano di mettere ordine lungo il cammino per avere una visione più chiara di quali siano i loro veri desideri, ma non si accorgono che spesso l’etichetta confonde la loro natura come «un sottile velo di felicità e sincerità» – per citare la saggezza del maestro cinese Lao Tzu –. Camminare con uno zaino in spalla per raccogliere i frutti del mondo non dovrebbe far perdere di vista la natura dei fiori che li hanno preceduti. Ognuno ha in sé un fiore la cui radice e natura è identica al tutto, a prescindere dall’avere o meno una Lonely Planet in tasca.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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