“Un gran casino arriva da piazza Dante, mi affretto, anche se lo striscione non mi permette di allungare troppo il passo. Inizio a vedere la calca ed a sentire il fragore. La situazione non è normale, i miei compagni sono accerchiati. Abbandono lo striscione e mi lancio nella calca.”
Mentre guardo mia nipote uscire di casa, mi rendo conto che se lei facesse ciò che feci quel giorno diventerei furioso. Lei frequenta quella stessa Università che mi mise in quella situazione, ed ha il mio stesso fervore e voglia di cambiare il mondo. Quando le racconto del clima che si respirava a Trento in quegli anni, sorride un po’ incredula. Lei frequenta una facoltà completamente mutata, non ci sono scontri così importanti, anche se il bisogno di lottare con i denti per i propri ed altrui diritti perdura.
“Quando finalmente ritrovai lo striscione, avevo la faccia gonfia per i pugni ricevuti e la giacca ormai a brandelli. Lo striscione, come protetto da una bolla, era rimasto intatto. Appena mi piegai per raccoglierlo una mela mi colpi la testa, un po’ attonito presi lo striscione ed usandolo da scudo mi precipitai in atrio.”
Ero un ragazzo semplice e curioso, in quel clima di rivoluzione vivevo ogni piccolo attimo cercando il significato più recondito, non ero l’unico, ci spalleggiavamo in questa lotta che oggi direi “contro i Mulini a vento”. Avevamo degli ideali alti: rivoluzione, istruzione libera per tutti, cambiamento immediato del metodo pedagogico, trasformazione dei sistemi scolastici ed universitari, sostegno alla classe operaia.
“Nell’atrio si respirava a malapena, l’odore del sangue e di sudore impregnava ogni centimetro cubo. Dopo alcuni istanti di assestamento qualcuno iniziò un lungo discorso di incoraggiamento. Facendomi spazio tra la calca raggiunsi le colonne, ed iniziai ad appenderlo, dal flusso di parole di sottofondo udii due voci che si proposero di darmi una mano. Stavo stringendo l’ultimo nodo e dalla concentrazione l’applauso mi prese alla sprovvista. Mi sedetti su uno scalino pronto ad assorbire qualsiasi altra parola…”
Alla Tv continuano a ricordare i 50 anni dai movimenti studenteschi del ‘68, ed ogni volta devo far presente a me stesso che io ho partecipato a quegli eventi. Non so, cosa sia rimasto dei nostri sforzi, ma il fatto che il movimento venga ancora ricordato mi riempie di orgoglio. Non furono eventi candidi e portarono i loro squilibri, ed alcuni di essi li viviamo tutt’ora sulla nostra pelle.
Riflessioni possibili di un nonno apprensivo che ha fatto la Rivoluzione Studentesca a Trento nel 1968.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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