Amareggia anche gli animi più insensibili vedere l’enorme carcassa di un elefante, un principe spodestato, oltraggiato, derubato delle sue preziose zanne e abbandonato morente nella sua stessa savana. Il mammifero terrestre più grande del mondo che soccombe alla brutalità di un fucile, o magari assassinato più silenziosamente con il veleno, soltanto per saziare l’avidità di un bracconiere. Di questa bramosia tipicamente umana ci aveva già parlato Joseph Conrad nel suo lungo racconto Cuore di tenebra (Heart of Darkness, 1899) narrando le prime razzie degli Europei nel cuore dell’Africa, alla spasmodica ricerca di avorio. All’inizio dell’Ottocento nel Continente Nero vivevano circa venti milioni di pachidermi, un secolo dopo, ai tempi di Conrad il numero già scendeva verso i cinque milioni, mentre oggi gli esperti stimano ne siano rimasti poco più di trecentomila. Meraviglia dell’evoluzione, le zanne che hanno permesso a questi animali di sopravvivere per millenni, ora sono diventate la loro condanna a morte. L’avorio è al centro di un commercio illegale che frutta vari miliardi di dollari all’anno. La domanda di “oro bianco” proviene specialmente dai Paesi orientali, prima tra tutti la Cina. Gli inconsapevoli elefanti sono coinvolti in una spirale di morte più grande di loro. I bracconieri e i gruppi ribelli, infatti, riforniscono potenti organizzazioni criminali di Africa e Asia, spesso per barattare il prezioso materiale con le armi, alimentando i conflitti: in questo modo il massacro di bestie innocenti finisce con il massacro di persone innocenti. La maggior parte degli stati africani non ha risorse per difendere queste creature e le multe per bracconaggio e possesso d’avorio sono spesso irrisorie. Negli ultimi anni sono state lanciate alcune campagne internazionali per salvare i proboscidati, ma non hanno portato a risultati concreti. Come al solito “le forze del bene” sono in svantaggio: in difesa degli elefanti restano solo le squadre antibracconaggio del Northern Rangelands Trust (NRT), un organizzazione che ha sede in Kenya, composta da varie associazioni comunitarie, fondata dallo statunitense Ian Craig nel 2004, cacciatore convertito alla causa ambientalista. Ma il compito dei guardaparco è davvero arduo: nei 23mila chilometri quadrati di territorio che tutelano il numero di elefanti continua a calare. Se le cose non cambieranno drasticamente la strage di questi mammiferi continuerà ad aumentare la l’avorio rosso sangue per mano della nostra epoca.
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giovedì 26 Dicembre 2024