«Ho apprezzato molti libri quest’anno, a partire da quello di Zerocalcare». Tale affermazione non avrebbe nulla di singolare data l’enorme fortuna che il fumettista romano Michele Rech – alias Zerocalcare – ha goduto nell’ultimo anno, se non fosse che a pronunciarla è stato l’insigne linguista Tullio De Mauro nel corso dell’ultimo Premio Strega.
A tale prestigioso premio letterario Zerocalcare ha partecipato con Dimentica il mio nome, già eletto “Libro dell’anno” dalla trasmissione radiofonica “Fahreneit” (Radio3) e premiato da un vero e proprio successo editoriale, un successo che aveva arriso già a lavori precedenti (La profezia dell’armadillo) e che si è ripresentato poi per i due reportage a fumetti dalla Siria pubblicati su Internazionale, Kobane calling e Ferro e piume.
Infine, l’ultima fatica di Zerocalcare, L’elenco telefonico degli accolli, una raccolta delle varie storie pubblicate sul suo blog più alcuni inediti, si è stabilita subito in cima alle classifiche di vendita.
La presenza di un fumettista allo Strega − il premio letterario più ambito d’Italia − non è di per sé una novità assoluta, vista la precedente partecipazione di Gipi all’edizione 2014, ma ha espresso ulteriormente un meritato riconoscimento culturale da parte dell’establishment letterario ad un genere, quello dei fumetti e delle graphic novel, che in Italia sta finalmente emergendo da un ambiente underground dove aveva già ottenuto da anni la sua consacrazione a vera e propria forma d’arte; basti ricordare la scena degli esami di maturità in Ovosodo, il film di Virzì ambientato nella Livorno degli anni ’80 e ’90: davanti a un’attempata commissione d’esame, il protagonista risponde così ad una domanda sui propri gusti letterari: «Quest’anno ho letto tante bellissime cose: Ian McEwan, Benni, Pennac… I fumetti di Andrea Pazienza! Che secondo me hanno una loro dignità letteraria…».
Dignità letteraria. I fumetti come i romanzi? Hugo Pratt come London, Hemingway, Conrad? Alan Moore come Orwell? Art Spiegelman come Primo Levi? Questi paragoni non suonano più così azzardati o privi di fondamento ormai da tempo: Moore ha vinto il premio Hugo con Watchmen, Spiegelman il Pulitzer con Maus e Umberto Eco un giorno ha dichiarato: «Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese».
Gipi, Tuono Pettinato e Zerocalcare and co. non hanno (ancora) vinto il Premio Strega ma la probabilità di vedere ancora le loro opere in primo piano sulle pagine culturali e ai premi letterari si fa sempre più alta e di certo non solo grazie all’attuale successo di pubblico e di vendite, la sola giustificazione che Zerocalcare ha trovato per spiegarsi tutto ciò. E dove lo ha voluto dire? In una divertente striscia a fumetti, ovvio: «Ma’, guarda che banalmente è perché il libro ha venduto molto e quindi il premio Brega (sic.) ha recepito una tendenza del mercato, mica perché pensano che so’ Foscolo…».
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