Dal 5 all’8 dicembre 2014 c’è stato il Festival della piccola editoria a Roma a cui l’Espresso ha dedicato un interessante articolo. Piccoli ma belli oltre a essere il titolo del pezzo del settimanale, è stato anche lo slogan con il quale gli editori hanno accolto lettori e appassionati. Le riflessioni si sono focalizzate sui mestieri di “pubblicare” e “scrivere” che sembrano siano destinati a scomparire, perlomeno in Italia.
I dati economici non sono incoraggianti: nella prima metà del 2014 le perdite sono state maggiori del 5% e i fatturati previsti faranno aumentare, entro la fine dell’anno, questa percentuale negativa. Stesso trend anche negli anni precedenti: −15% di nuovi titoli pubblicati lo scorso anno e un calo del 20,5% delle persone impiegate nel 2012 in piccole case editrici.
Tuttavia, ci sono numeri anche non del tutto scoraggianti. L’Associazione Italiana Editori ha diffuso il Rapporto sullo stato della piccola e media editoria e qualche spiraglio di luce sembra esserci. Il settore si sta diversificando e questo non comporta una decrescita, ma un panorama differente che, se analizzato con intelligenza, è destinato a incrementare il settore del libro.
Il dibattito generale gravita attorno 5 punti chiave che gli editori dovrebbero seguire.
1. Non essere presenti solo nelle librerie ma anche in altri contesti come fiere e festival (dall’ articolo dell’Espresso si nota che al salone del libro di Torino le vendite sono aumentate dal 10% al 20%).
2. Fare rete inserendosi non solo nelle vetrine delle città, ma anche in progetti culturali e sociali (l’editore deve promuovere anche uno stile di vita: se scrive di viaggi dovrà pensare di essere visibile anche in negozi che commerciano attrezzatura per viaggiare).
3. Offrire la possibilità della versione virtuale del libro con strategie che pongono al centro un’etica più sensibile a quella dei grandi rivenditori.
4. Altresì fondamentale arrivare al cliente: la comunicazione dei social network in questo presente storico è un veicolo decisivo per riuscire in questo fine.
5. La diffusione: essere presente nelle librerie è risolutivo. I lettori vanno sempre meno alla ricerca di un titolo, questo implica la necessità di conquistare il loro interesse. Un prodotto dunque deve farsi sentire e per essere convincente deve avere un’anima: chi lo scrive e chi lo edita deve credere nell’opera. In questo modo la sinergia fra i tre – manoscritto, autore ed editore – scatenerà la voglia di essere sempre in prima fila, sia in vetrina che sullo schermo. Un istinto che guiderà il lavoro di librai e la curiosità di lettori in un momento di forte cambiamento dove la scrittura è uno strumento necessario per esprimere e lasciare identità.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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