Artur viveva in un ecovillage.
Stanco del suo ufficio, dove lavorava grazie alla laurea in ingegneria. Annoiato e stressato, nonostante la giovanissima età. Aveva deciso che quello era il posto in cui voleva stare, almeno per un po’. Ma non era solo questo che lo aveva spinto a fare una simile scelta. Lui amava intensamente la Terra: l’ambiente, la natura, il bosco, il mare, il verde, il blu.
Era partito con un bus per un viaggio che in aereo gli avrebbe richiesto due ore forse. E dopo averne impiegate più di dieci era arrivato lì, dove in cambio del suo lavoro sarebbe stato ospitato per un anno.
Nel villaggio, organizzato a livello cooperativo, c’erano molte abitazioni costruite con il metodo terra e paglia e alcune di queste strutture erano pensate per accogliere spazi comuni in cui svolgere seminari o più semplici incontri della popolazione. I bagni non avevano gli scarichi che comunemente conosciamo, ma erano toilette compostanti, per ridurre l’uso di acqua e trasformare tutto in concime organico. La maggior parte dell’energia era prodotta con pannelli solari o con altri metodi a basso impatto ambientale.
Neanche a dirlo, le parole chiave del luogo erano ecologia, sostenibilità e autosufficienza. Ma anche condivisone di idee e pensieri, confronto attraverso la meditazione e comunicazione non violenta. Arthur lì faceva di tutto: lavori di manutenzione, cura dei giardini e coltivazione degli orti basata sulla permacultura, organizzazione di eventi, laboratori per raccontare anche a nuovi interessati la vita di un villaggio ecologico e tantissimo altro.
La comunità con cui viveva spiegava che quello stile di vita altro non era che l’espressione della loro connessione con la Terra; un prendersene cura e agire responsabilmente.
Visto da fuori, sembrava tutto piuttosto lontano e difficile da comprendere; per lui, al contrario, era un vero ritorno alla semplicità. Perché lì dentro si sentiva proprio bene e perché sapeva di dare una chance in più alla sopravvivenza del pianeta.
Probabilmente è così anche per le molte altre persone che oggi scelgono quest’alternativa.
Il numero degli ecovillage continua a crescere, anche in Italia dove è attiva la rete Rive – Rete Italiana Villaggi Ecologici – che li riunisce seguendo l’esempio a livello internazionale di Gen – Global Ecovillage Network.
Sono insediamenti permanenti, più o meno se si considera che molti non resistono più di alcuni anni. Ma sono anche luoghi in cui trascorrere brevi periodi, per staccare dalla quotidianità e dalla frenesia della città e vivere un contatto diretto con ciò che ci circonda.
Ricordandoci di Greta e, naturalmente, di Artur.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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