Il lockdown è il paradosso per cui da un lato ci riempie gli occhi di meraviglia guardare un polpo gigante metter casa nelle acque del Canal Grande, dall’altro non resistiamo dal farci portare un Cosmopolitan in busta di plastica sottovuoto, naturalmente monouso e consegnata per mezzo di un motorino Euro 0. Quindi, perché gli effetti di questo ciclo antibiotico non vengano meno per una tazzina e mezzo di vodka, occorre adottare misure drastiche come la visione dei film d’animazione più disturbanti in ordine all’impatto dell’uomo sulla natura.
Le avventure del bosco piccolo, Regno Unito, Francia (1993-1995)
Meglio noto come quello dei ricci, merito loro malgrado di esser stati protagonisti della scena più drammatica del cinema d’animazione, vale a dire quella in cui l’autore ha deciso di farli morire sotto una macchina. La serie, in onda sui canali Rai nei primi anni Novanta, condivide a tratti lo stesso grigiore ministeriale delle pubblicità progresso dell’epoca, proponendo l’immagine più cruda dello sfruttamento ambientale a danno di una sfortunatissima compagnia di animali. Il fatto che venisse distribuito all’ora di merenda è puramente indicativo: il rapporto morti/puntata spiega da sé il successo di Game of Thrones tra i trentenni d’oggi.
C’era una volta nella foresta, USA (1993)
Se avete una particolare simpatia per i tassi, passate oltre. La storia dev’esser frutto di qualche trauma connesso al rapporto tra l’autore e questo animale, niente comunque che abbia a che fare con l’amore. La narrazione drammatica che accompagna la scena in cui la cucciola di tasso giace moribonda nel letto è roba da pronto intervento psichiatrico.
La gabbianella e il gatto, Italia (1998)
Consiste della proposta più soft ma ugualmente degna di nota, se non altro in ragione della struggente colonna sonora firmata Spagna-Bersani. Alzi la mano chi non piange all’attacco del Canto di Kengah. Da bravi, allungate i fazzoletti.
Alla ricerca della Valle Incantata, USA, Irlanda (1988)
Chi dice che i cambiamenti climatici non lo riguardano probabilmente non ha mai visto la scena in cui Piedino e sua madre si dicono addio prima che quest’ultima spiri e il piccolo brontosauro rimanga solo in un mondo sull’orlo del cataclisma. Un trauma che a confronto Denti aguzzi è la simpatica caricatura di una lucertola in crisi di nervi.
Aspiranti ecologisti, è il momento di testare l’efficacia di questa terapia d’urto: mettetevi al computer e sfogliate l’offerta del vostro bar di fiducia. Se i vostri polpastrelli cominciano a sudare mentre vi attraversa l’immagine di una colonia di tartarughe che stramazza sul bagnasciuga, avete superato il test. Al contrario, se andarvi a comprare una bottiglia di Aperol al supermercato continua a darvi noia, proseguite pure con l’ordine. Accomodatevi in terrazzo e degustate il vostro aperitivo a sorsi piccoli, non v’è pericolo si manifesti alcun effetto tardivo della terapia, ma quello infallibile del karma potrebbe mandarvelo di traverso.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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