Giugno 1986. A Città del Messico, la nazionale di calcio inglese affronta quella argentina nella partita dei quarti di finale del Campionato del Mondo. Le squadre, bloccate sull’1 a 1, si studiano cercando di non scoprirsi troppo, quando Maradona compie una magia. Conquista la palla al centrocampo, si libera degli avversari con una veronica e dopo una lunga corsa, nonostante la rigida marcatura, mette a segno uno dei gol più belli della storia del calcio.
La veronica indica una serie di dribbling, in genere laterali, che un giocatore effettua per spiazzare l’avversario e superarlo, dopo averlo sbilanciato. È quell’ingrediente che fa emozionare i tifosi, che fa esplodere gli stadi di applausi e ovazioni. È il valore aggiunto di una partita, imprevedibile e creativo allo stesso tempo, in grado di realizzare la superiorità numerica.
È quel gesto tecnico che unisce tifoserie avversarie.
Il termine indica una delle figure tipiche della corrida eseguita dal torero con la cappa. Si effettua tendendo il panno vicino al corpo, posto di profilo rispetto al toro che carica, mentre all’ultimo momento il matador lo scarta, facendolo passare da destra a sinistra.
La veronica viene chiamata così in riferimento al gesto di Santa Veronica che, secondo la tradizione cristiana, si fermò ad asciugare il sudore di Gesù con un panno di lino (il cosiddetto “velo della Veronica“) durante la sua salita al Calvario.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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