Rhythm and Poetry; per i profani di musica due parole qualsiasi ma per gli esperti un richiamo inconfondibile al Rap, quel genere musicale che fa tappare le orecchie a chi predilige un linguaggio pulito ed elegante. Fra una rima e l’altra un susseguirsi ritmato di turpiloqui fa sorgere una domanda: perché tutte queste parolacce?
Il motivo va ricercato nel gioco delle Dozzine (“The Dozens”), in voga nei primi anni ’70 del Novecento fra i quartieri fatiscenti del Bronx newyorkese dove gruppi di ragazzi afro-americani si scatenavano in battaglie verbali nelle quali il vincitore annientava lo sfidante ammutolendolo a “suon di insulti”.
Provocazioni sessuali, esaltazione di difetti fisici o attacchi allo status sociale: un “botta e risposta” di rime offensive le cui vittime principali erano le madri dei concorrenti. Ma non solo. Quello che per tanti rimaneva un rozzo passatempo da cui diffidare, diventa per i giovani delle gang, un modo per narrare le difficoltà della vita di strada e manifestare le proprie capacità espressive: chi trionfava – come in un rito d’iniziazione – guadagnava il rispetto del gruppo.
Lo spirito irriverente e anticonformista del gioco ha lasciato una scia indelebile nel linguaggio “grezzo” ma autentico dei rapper; l’animo dei moralisti potrà ora darsi pace sapendo che l’uso compulsivo delle parolacce in questa musica ha un suo perché.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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