Oggi la Persona-A-Modo si è svegliata con il piede sbagliato: cos’è questo assembramento nella sua Trento perbene? perché ci sono dei carri pieni di gente-vestita-strana? perché da suddetti carri proviene una canzone degli Abba? perché stava dormendo alle tredelpomeriggiodisabato?
Tante domande, una sola soluzione: aprire Facebook, farsi largo tra buongiornissimi, video di gattini e meme del 2009 – e ancora: perché la sua home di Facebook fa così schifo? – e finalmente trovare un articolo di giornale condiviso da Marisa. Legge il titolo, non capisce. Clicca? Non clicca? Clicca. Attende paziente il caricamento della pagina. Sarà il circo? Gli zingari? Forse – «cessodiconnessione», impreca sottovoce – i migranti? Il wi-fi del vicino fa finalmente il suo dovere: è il gay pride! Sono sbarcati i gay in città! La P-A-M non si scompone: scrocchia le dita, aggrotta le sopracciglia per sottolineare l’estrema gravità della situazione e lascia un commento chilometrico che inizia con “è una vergogna” e finisce con “tanti saluti a te e famiglia”. A Marisa piace questo elemento.
Ma non basta! Deve farsi testimone – e forse martire – dello scempio.
«Per i posteri!» annuncia con fierezza. Poi indossa gli occhiali da sole, il cappellino con la visiera, la sciarpa tirata fino al naso e scende in piazza Dante («Povero Dante! Cosa penserebbe! Ah, ma c’è un girone anche per voi! C’è!»), tra la folla. La temperatura si aggira attorno ai 40 gradi («È l’inferno che si meritano!»), ma non può rinunciare alla copertura. Non può farsi riconoscere, quella è gente che giudica. Non capirebbero, conclude tra sé e sé.
Tallona così tutta la sfilata, dall’esterno, zampettando dietro le transenne, fino al parco delle Albere, dove – dice il programma – si terrà la Festa Finale con musica dal vivo, conferenze, spettacoli di drag queen («drag che?»), vitto&birro e tuttecose.
Festa alla quale non partecipa, perché la fila per i bagni è troppo lunga, e oltretutto l’idea di pisciare lì, dove ci hanno pisciato pure loro non è così entusiasmante.
Non resta dunque che ritirarsi. Durante il tragitto disagio-casa, la P-A-M riflette. Sperava nel degrado, nell’osceno, nell’inverecondo, magari in qualche pene all’aria per avere qualcosa di cui sparlare domani: nulla. Si ferma su una panchina e telefona a un amico, uno di quelli che.
«Oh ma tu che capisci bene i <inserire sinonimo vagamente dispregiativo di omosessuale> mi dici che senso ha tutto questo?»
«Pronto? Tutto cosa?»
«Il Dolomiti Pride. Se vogliono che li consideriamo normali perché si mettono in mostra?»
«Se tu facessi parte di una comunità che è sempre stata censurata, non avresti voglia di manifestare senza censure?»
«Mh.»
«Mh?»
«E l’Etero Pride?»
«Non ce n’è bisogno, l’eterosessualità è già protagonista di ogni aspetto della società da sempre e non ha mai visto censure.»
Un attimo di silenzio. La Persona-A-Modo abbassa la sciarpa, toglie gli occhiali e finalmente tutto diventa chiaro.
«Ma quindi posso dire liberamente che mi farei la Hunziker?»
mercoledì 30 Ottobre 2024
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