Una piccola fuga nel mondo incantato dei sogni al museo Art Ludique a Parigi, piccolo e poco conosciuto rispetto ai tanti altri presenti nella capitale, ma non per questo meno prezioso.
È qui che, direttamente dal Giappone, sono arrivati per la prima volta in Europa 1.300 disegni originali di film d’animazione che hanno fatto fortuna in tutto il mondo: dai primissimi Heidi e Nausicaä, a La città incantata (Premio Oscar nel 2003 come miglior film d’animazione – primo e al momento ancora unico caso giapponese), Principessa Mononoke, Il castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera, e l’ultimo lavoro Si alza il vento.
Tavole che raccontano i grandi temi affrontati dalle storie e cari agli autori: l’amore, il volo, l’attenzione all’ambiente, il pensiero onirico. Hayao Miyazaki, insieme a Isao Takahata, ha fondato nel 1985 lo Studio cinematografico d’animazione Ghibli. Quest’anno sono quasi trent’anni di produzione.
A guardarli da vicino, fermi e non animati, i disegni si mostrano in tutta la loro poesia e bellezza. Si palesa l’indispensabile cura dei dettagli, si immaginano le innumerevoli ore di lavoro necessarie per tutte quelle linee così ben armonizzate, la quantità sterminata di matite che si sono adoperate per incantarci. I layout preparatori sono fondamentali per l’animazione che verrà creata dopo: molti vengono fuori direttamente dalle mani dei maestri Miyazaki e Takahata, proprio per rendere più chiaro possibile a tutto lo staff il lavoro da svolgere. Considerevole nell’esposizione anche la parte delle spiegazioni tecniche, a confermarci che non si tratta solo di poesia e talento, ma anche di metodo. Tradotte le note in giapponese ai margini degli originali, ben descritti i meccanismi di lavoro: dagli sfondi immobili agli oggetti in movimento, alla composizione delle èquipe di disegno, al numero di fotogrammi necessari per i diversi tipi di scena.
Dice lo stesso Miyazaki: «L’animazione è un’illusione e il pubblico è curioso di vedere come si meraviglierà». Alla fine della mostra anche una bella sorpresa: ci si poteva scattare una foto per finire in uno dei disegni de La città incantata, la prova di esserci stati davvero, e che non è stato solo un sogno.
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