For here am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do…
Lo spazio e le missioni spaziali suscitano solitamente reazioni contrastanti. Da una parte ci sono gli entusiasti, quelli che fin da bambini avrebbero firmato per avere anche solo una tuta spaziale con la quale immaginare di fluttuare tra i pianeti; dall’altra si nascondono invece gli scettici, cioè coloro che preferiscono credere in ciò che possono vedere e toccare e per i quali l’universo è qualcosa di molto, molto distante dal proprio recinto. Per fare un esempio, lo scrittore Ray Bradbury (“l’uomo che sognava Marte”) si può senza dubbio contare tra i primi. Così come Margherita Hack, o Stephen Hawking.
C’è poi una terza opinione piuttosto diffusa, e appartiene a chi non si riconosce né come space lover, né come diffidente. Si tratta di una sorta di “zona grigia” in cui Marte e la Terra sembrano due pianeti ugualmente lontani dalla propria mente. È la categoria di chi, come David Bowie, ama il concetto di spazio infinito ma ne è allo stesso tempo terrorizzato. Nel 1969 la spaceship di Bowie decolla verso la cima delle classifiche con l’album – e soprattutto con il singolo – Space Oddity, letteralmente “stranezza spaziale”, ma anche gioco di parole riferito a Space Odyssey, il celebre capolavoro di Stanley Kubrick. L’influenza di Kubrick potrebbe già essere sufficiente a spiegare l’anima inquieta del brano, costantemente lacerato tra la missione in solitaria (floating ‘round my tin can / Far above the Moon) e il contatto con la Terra (Can you hear me, Major Tom?). C’è però anche l’ammirazione per il sopracitato Bradbury, il quale nei propri racconti descrive la vita dell’uomo nello spazio come isolata, straniante.
In pochi sanno che cosa significhi veramente trovarsi in una tin can sospesa tra le stelle; a tutti gli altri resta l’immaginazione. Fortunatamente, tra questi ci sono menti dotate di una capacità inventiva particolarmente fervida, in grado di tradurre in arte persino un’esperienza eccezionale come un viaggio nello spazio. Ed è così che anche il più terrestre dei terrestri, ascoltando Space Oddity, si sente come Major Tom: solo, lontano, ma pienamente consapevole dell’infinito che lo circonda.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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