Se tutte le città sono necessariamente luoghi d’incontro, alcune lo sono più delle altre. Per ragioni di dimensioni, posizione geografica o per importanza politico-economico-culturale, alcune città sono risultate essere centri di gravità capaci di attrarre flussi migratori di natura e di popolazioni diverse, che in un modo o nell’altro ne hanno modificato usi, costumi e, in qualche caso, anche aspetto. Una di queste città è Granada, un gioiello incastonato sulle pendici della Sierra Nevada nel sud della Spagna.
Abitata fin dal II millennio a.C. ma rimasta ai margini della storia per molti secoli, Granada iniziò a diventare un centro abitato vibrante solo con l’arrivo dei musulmani che, conquistando buona parte della penisola iberica nel VIII secolo d.C., subentrarono al dominio dei Visigoti. Sotto il governo dei mori, la città crebbe di importanza e incominciò a cambiare aspetto, raggiungendo il massimo splendore dopo l’istituzione del Sultanato nasride nel XIII secolo. Grazie alla nuova stabilità politica e al prolungato periodo di pace sociale tra i tre grandi gruppi etnico-religiosi della città (cristiani, musulmani ed ebrei), i commerci fiorirono e i sultani poterono finalmente concentrarsi sull’arte e l’architettura. Da questa fase emersero alcuni degli splendidi palazzi in stile arabeggiante che ancora oggi sono simboli indiscussi della città – prima fra tutti la meravigliosa Alhambra.
Con il passare del secoli, i mori persero terreno a vantaggio della corona spagnola, fino a quando Granada rimase l’ultima roccaforte musulmana in Europa occidentale. Tuttavia, anche quest’ultima cadde nel 1492, anno in cui gli eserciti di Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia costrinsero l’ultimo sultano alla resa. Decisi a ribadire anche sotto l’aspetto architettonico il mutato assetto politico di Granada, i nuovi regnanti diedero inizio alla ristrutturazione in chiaro stile rinascimentale di alcune zone della città, preservando però fortunatamente parte delle meraviglie edificate dai mori.
Parallelamente, i Cattolicissimi Reali si impegnarono in una dura politica nei confronti dei non cristiani, perseguitando, insieme a musulmani ed ebrei, anche l’altro grande gruppo etnico della città: i gitani.
Questi ultimi, discendenti di popolazioni nomadi che secoli addietro erano emigrati in Andalusia, a Granada si erano insediati sulle pendici del Sacromonte, una delle alture che dominano la città. Nonostante il forte sospetto che buona parte della popolazione nutriva nei loro confronti, i gitanos parteciparono in maniera forte, seppur forse inconsapevole, allo sviluppo della cultura locale. Si narra, infatti, che proprio all’interno delle loro grotte di tufo sul Sacromonte prese forma uno dei più apprezzati tesori di Spagna, il flamenco.
Grazie a questa stratificazione storica, culturale ed artistica, Granada è oggi una delle città più affascinanti d’Europa, capace di attirare ogni anno migliaia di viaggiatori stranieri.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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