Emerge ormai da più parti, soprattutto negli ultimi tempi, l’idea secondo cui fra le persone è diffusa una percezione della realtà che non rispecchia la realtà stessa.
Indagini e ricerche lo confermano.
Secondo gli intervistati di uno studio condotto dall’università di Harvard per esempio, il numero degli immigrati che si credono presenti nei paesi campione è molto più alto del dato reale. È sovrastimata anche la percentuale di chi proviene dall’Africa o da Paesi mussulmani mentre molti ritengono che livello di istruzione e livello di reddito di queste persone siano più bassi di quello che sono. Allo stesso tempo è percepito come molto alto lo sforzo economico che i singoli Stati devono sostenere per le politiche di welfare nei loro confronti.
Agli italiani più in particolare è stato chiesto se a parità di condizioni di partenza lo Stato spenda più risorse per un immigrato rispetto a quanto fa per un concittadino: un intervistato su tre pensa sia così. I numeri dicono poi che gli immigrati costituiscono il 10% della popolazione, ma secondo gli italiani questa quota è pari al 30%.
All’interno dei nostri confini tale percezione alterata riguarda anche altri temi, tutti di una certa rilevanza sociale e politica. Gli ultimi dati del Ministero dell’Interno, risalenti al 2017, raccontano di crimini in continuo calo: quasi dimezzate in 10 anni le denunce di omicidi volontari; diminuite del 33% circa quelle per rapina; un calo dell’8,5% dal 2016 al 2017 dei furti in casa.
Sempre nel corso del 2017 è stata condotta però un’indagine secondo la quale il 78% degli italiani credeva che la criminalità nel Paese fosse aumentata rispetto ai 5 anni precedenti.
Trovare una spiegazione completa del perché le idee diffuse siano queste non è né facile, né immediato. Una parziale risposta si può avere tuttavia se si guarda a come alcuni temi vengono affrontati dai media e, soprattutto, a come le cifre siano utilizzate da politici e amministratori pubblici quasi a piacere.
Spesso chi ci governa può motivare scelte politiche e leggi, come quella sulla legittima difesa o l’introduzione di regole più ferree nel settore dell’immigrazione, proprio sulla base di questi “suoi” numeri. Più fra la gente è diffusa la sensazione che tali norme siano necessarie, più sarà facile per chi ci rappresenta giustificarle. Banale certo; efficace anche.
In un oggi in cui perfino i numeri sono poco creduti nella loro oggettività, pare quindi che avere fiducia in dati e statistiche sviluppate da enti competenti a farlo sia rimasto uno dei pochi strumenti per poter avere una visione vera delle cose. Un modo per resistere alla quasi costante delegittimazione di tutto ciò che è istituzionale e alla dominante alterazione dei fatti.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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