Visse in un tempo in cui la pittura toccò un alto vertice, finendo in rappresentazioni molto colorate ma caratterizzate da forti ombre.
Nella pittura medievale veronese meno conosciuti sono gli artisti successivi a Pisanello, i quali possono essere raggruppati in correnti diverse: una più legata alla tradizione del tardogotico, tesa a salvaguardare il vecchio repertorio figurativo, e un’altra, di cui fa parte Giovan Francesco Caroto (Verona, 1480-1555), che si pone invece lontano dall’eredità medievale per avvicinarsi alle forme rinascimentali (ma questa rappresentazione del tempo è molto riduttiva).
[Autoritratto di Giovan Francesco Caroto, Xilografia tratta da un suo volume]
Il padre avviò il figlio allo studio della grammatica, abbandonata ben presto per dedicarsi alla pittura. I Caroto, originari della Lombardia, erano una famiglia agiata che possedeva una farmacia, per questo a volte il Caroto è ricordato come “speciarius”. Allievo in patria di Liberale da Verona, in seguito si trasferì a Mantova al servizio dei Gonzaga: qui subì l’influsso di Andrea Mantegna, dal quale acquisì molti insegnamenti. I documenti al riguardo sono quasi assenti, ma spesso si ritrova che “Andrea mandava di fuori delle opere di lui per di sua mano”. Nell’Ottocento il Cavalcaselle cominciò una rigorosa analisi stilistica sul Caroto e suggerì una possibile collaborazione diretta: al Mantegna spetta il disegno e la concezione del quadro, al Caroto il compimento dell’opera.
Un esempio evidente della venerazione del Caroto per il Mantegna è la Madonna cucitrice (1501, Pinacoteca di Modena) dove il maestro è rievocato nella figura della Vergine, nel tratto incisivo delle minute e secche pieghe della veste, nel linearismo insistito ma descrittivo dell’albero dei limoni.
[Giovan Francesco Caroto, Madonna cucitrice, 1501]
Nel 1514 Caroto compì un viaggio a Milano, dove ebbe modo di apprezzare l’arte dei leonardeschi, dei fiamminghi e del giovane Correggio. Negli ultimi anni Caroto ebbe modo anche di ispirarsi alle novità manieristiche di Giulio Romano e del Parmigianino. Tornato a Verona, riprese il carattere locale, ma si distinse tra i pittori contemporanei per la morbidezza del colore e la bellezza del paesaggio.
[Giovan Francesco Caroto, Fanciullo con disegno, 1523]
[Giovan Francesco Caroto, Madonna in gloria e santi, 1528]
Spesso gli sono state attribuite opere non sue che hanno creato equivoci, falsandone il profilo. La confusione è talvolta stata creata dallo scambio di operato con il fratello Giovanni. Quest’ultimo, per Biermann, era più anziano di Giovan Francesco e gli fece anche da maestro (mentre per il Vasari Giovanni Caroto nacque nel 1488).
mercoledì 30 Ottobre 2024
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