«Ah, come avrei voluto che la lingua fosse solo un semplice sistema di segni, ma così non è». Lingua che cambia, limita e trasforma una persona.
Elvira Mujcic nel suo libro La lingua di Ana racconta la storia di un’adolescente che dalla Repubblica di Moldavia è stata “costretta” a nuova vita italiana. Un racconto nella sua essenza autobiografico, semplice nella sua complessa morale, dove la giovane autrice narra il difficile rapporto fra i limiti che il non conoscere una lingua pone e gli sconfinati orizzonti che nuovi suoni, parole, gesti ed espressioni aprono.
La lingua non è solo una convenzione e le «parole non sono solo parole». La lingua è identità, appartenenza e rappresentazioni. Decostruire questi corollari per ridefinirli attraverso altri vissuti significa mediare esperienze e «non permettere di cambiarne il profumo, il suono e il sapore». Linguaggi differenti che entrano nell’anima e mettono in conflitto l’esistenza di un uomo, ma che grazie al potere evocativo delle parole, gli offrono altresì la preziosa possibilità di ridefinirsi.
Elvira Mujčić, La lingua di Ana, Infinito edizioni, Roma, 2012.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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