Irriverente. Sfacciato. Blasfemo. Banksy è il graffitaro più famoso. Ma non chiamatelo solo graffitaro. Chiamatelo artista. Anche se non usa il pennello. Anche se non scolpisce il marmo. Le sue opere sono sui muri. Per velocizzare il suo lavoro (e non essere arrestato) si serve di stencil. Lui imbratta, ma lo fa con cognizione di causa. Manda dei messaggi, denuncia il declino della società moderna. Coperto dal cappuccio di una felpa, ha cominciato ad “esporre” le sue opere sui muri di Bristol, poi a Londra tra gli anni ’80 e ‘90. Nel 2004 lui stesso ha sostituito alcuni dei più celebri dipinti esposti al Louvre con le proprie opere. Da lì la fama, le mostre, le opere vendute a celebrità del calibro dei Brangelina.
Banksy è arrivato ad esporre le sue opere (più o meno legalmente) dappertutto. A Disneyland in California, sul muro di Gaza che separa Israele dai territori Palestinesi, a Copenhagen, dove ha imbrattato il muro di fronte al palazzo dove i potenti del mondo si erano riuniti in una conferenza sul surriscaldamento globale. Tutto questo continuando a mantenere l’anonimato. Illuminante il docu-film che parla della sua vita da graffitaro seriale Exit through the gift shop. Guardatelo.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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