Per Nardino, Pino, Giovanni, Peppino e Rino la sveglia continua a suonare presto anche durante la pensione: alle 7,30 devono «iniziare il giro».
Ogni giorno, dal martedì al sabato, un furgoncino bianco con un grande logo figurante frutta, una pagnotta e un sorriso si sposta tra le province pugliesi caricando cibo buono, invenduto, da consegnare la sera stessa a una media di 90 famiglie. Pane, focaccia, pesce, verdura e frutta, latte e derivati vicini alla scadenza, dolci e quant’altro, invece di finire nell’inceneritore, diventano nutrimento per chi non riesce a comprarsi da mangiare.
Un’allegra “resurrezione” di vivande: tonnellate di alimenti buoni vengono salvati dall’immeritata discarica e reinseriti nel circuito del consumo attraverso la distribuzione a gente in difficoltà economica. È questo il lavoro del Progetto “RecuperiAmoci – Ridiamo vita al cibo”, nato nel 2010 e promosso dalla Caritas diocesana della provincia di Barletta-Andria-Trani.
Bisceglie, 55 mila abitanti, sole, mare e terra, è la sede delle attività progettuali. L’idea trova fondamento nella cosiddetta “Legge del buon samaritano” che consente alle Onlus di recuperare cibo rimasto invenduto nella ristorazione e distribuzione e donarlo. L’ambiente ringrazia, gli utenti pure. E anche gli stessi fornitori trovano utile l’iniziativa: «È un peccato buttar via la roba. Bisogna ridimensionare gli sprechi, cambiare le abitudini. Non tanto per noi quanto per il futuro dei nostri figli». Alla domanda «Perché lo fate?» rispondono all’unisono: «Abbiamo la possibilità di aiutare il prossimo senza alcun costo. Siamo soddisfatti».
Una volta portato in sede, il cibo viene pulito e razionato da una ciurma di allegri volontari in grembiule, tra risate e momenti di frenetica attività «a catena di montaggio», come suggeriscono loro stessi. Diverse le estrazioni sociali, le età, le idee, il vissuto. Sono laici e religiosi, cattolici e musulmani. Lavorano insieme e sembrano anche divertirsi. C’è chi seleziona la frutta, chi pulisce la verdura, chi imbusta il pane, chi accoglie le famiglie e non risparmia un bacio ai bambini. Il rapporto tra loro e con gli utenti va oltre il servizio reso. È uno stile di vita.
Questa tendenza – creare un collegamento tra eccesso e mancanza di cibo, informare sul tema dello spreco, lavorare in rete per un obiettivo – tende, fortunatamente, a svilupparsi: sono molte le iniziative sul nascere che propongono una sostenibilità ambientale e sociale, attraverso progetti sul campo, educazione nelle scuole, campagne di sensibilizzazione. E non può che essere necessario viste le allarmanti stime della Fao sullo sperpero degli alimenti: un terzo del cibo prodotto nel mondo viene perduto o sprecato, circa 1,3 miliardi di tonnellate l’anno. Solo in Italia, nel 2010, sono stati bruciati oltre 11 miliardi di euro in prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili.
Qualche Nardino, Pino, Giovanni, Peppino e Rino in più, sparsi per l’Italia a recuperare cibo, ci vorrebbero proprio.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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