Mi sono chiesto più volte perché la letteratura umoristica non abbia mai ricevuto il consenso dovuto. Forse perché considerata una lettura borghese, troppo comune o addirittura grezza, relegata a piccoli “club del sorriso” o rinchiusa dentro forum dediti a Woody Allen & co.
Eppure è proprio dall’humour, equivalente al nostro umore, che dipende il carattere di ognuno, composto armonicamente dall’equilibrio dei quattro ‘umori’ del corpo umano: fuoco, aria, acqua, terra corrispondenti a bile gialla, sangue, flegma e bile nera.
Studi filosofici, di antropologia e di costume in realtà non hanno mai fatto piena luce sul legame tra umorismo e realtà, molto probabilmente perché l’umorismo è una condizione soggettiva, un’attitudine certamente insita nella coscienza dell’individuo ma che fatica ad emergere durante le varie fasi della vita, messa a tacere spesso da ira, sconforto e indolenze varie.
Una frase di Oscar Wilde recita che «il senso di spirito ci è stato donato per consolarci di quello che siamo». Secondo il mio punto di vista l’umorismo non solo conforta, ma trasforma, capovolge e rivoluziona: quale altra capacità umana sarebbe in grado di sfidare la legge spietata della natura che stringe e stritola quotidianamente il nostro essere?
Dentro la misera condizione a cui siamo costretti, quando un problema sembra insormontabile la soluzione migliore è fermarsi e riflettere per riconsiderare la situazione da un altro punto di vista: quello dell’ironia, dell’arguzia e della satira, che non solo offrono appiglio alle voragini della vita, ma sentieri per risalire il dirupo.
In questo nuovo cammino, lo scrittore umorista diventa una guida, che si fa carico dei drammi esistenziali per regalare al mondo percorsi inaspettati che non possono e non devono essere limitati al breve tempo di una battuta, d’una frase comica o di una gag. C’è molto di più dietro una scrittura umoristica: conoscenza e spirito di rinnovamento, cultura e senso comune, intuizione e audacia… quello di cui la letteratura moderna forse avrebbe bisogno. Stimolare una risata vuol dire arricchire le cose di un nuovo significato, perché ridere è condividere, partecipare, cercare di cambiare se stessi e il mondo.
Quindi non solo intrattenimento, ma una ricerca interiore ed esteriore dei significati attraverso un’analisi di tutto ciò che ci circonda, in un approfondimento della logica nelle sue possibili dinamiche opposte.
A dispetto di una stratificazione culturale dettata ormai da consuetudini superficiali e convenzioni obsolete, l’enorme potenzialità dell’umorismo nella letteratura non va quindi ignorata, ma protetta e salvaguardata come da chi, immagine di un potere e di un modello sociale, non ride mai nell’eterna paura di perdere la propria gerarchia.
«Se siete seri, siete bloccati. L’umorismo è la via più rapida per invertire questo processo. Se potete ridere di una cosa, potete anche cambiarla». Richard Bandler
mercoledì 30 Ottobre 2024
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