Divise la città di Berlino per 28 anni, dal 1961 fino al 1989. Divise due mondi uguali e contrapposti attraverso una striscia della morte invalicabile. Divise due ideologie e due fazioni. Soprattutto divise un popolo in due. E fu costruito in una notte sola, fra il 12 e il 13 agosto.
Il 9 novembre 1989, con il suo abbattimento, la storia cominciò il suo cammino di svolta e con una città cambiò anche un intero continente. Ebbe inizio il processo di unificazione della Germania, la fine di un’epoca storica.
Durante i giorni della caduta, il grande violoncellista russo Rostropovic improvvisò un concerto che fece il giro di tutte le televisioni del mondo e ancora oggi è considerato il requiem per il Muro e la Guerra Fredda. Il 21 luglio del 1990 anche Roger Waters, bassista dei Pink Floyd, tenne in Potsdamer Platz un grande evento che raggiunse l’apice durante l’interpretazione di The Wall.
La Germania da allora ha saputo riunire le due anime del suo paese e costruire un’economia a cui tutta l’Europa guarda con ammirazione e invidia. E se il Muro andò in frantumi in pochissimo tempo, tanti suoi pezzi, più o meno legalmente, continuano a circolare in memoria di quella ferita. Uno, forse tra i più importanti, è stato collocato simbolicamente di fronte al Parlamento Europeo di Bruxelles.
Da quel 9 novembre, l’Europa ha intrapreso un cammino di unificazione anche sociale che, nonostante gli sforzi, sembra sempre più difficile da compiere. Perché per ogni nuovo confine c’è una nuova frontiera e per ogni frontiera c’è chi aspira a raggiungerla.
C’è un’altra capitale del vecchio continente divisa in due da un muro. L’ultimo muro d’Europa.
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