Mi piace camminare in centro, fra le strade conosciute della mia città mi sento protetta e avvolta. E così i pensieri vagano liberi, prendono forme diverse e spesso diventano storie.
Che amo raccontare e condividere, come questo pezzo scritto qualche tempo fa.
Ho camminato fino al calar della sera.
Meditando ad ogni passo, frettolosa fra la gente ammassata.
Ho provato ribrezzo per i sorrisi fissi, su volti troppo colorati dal trucco. In profumi dolciastri e nauseanti. Osservavo, nascondendomi sotto la visiera del mio cappello ben calato: i movimenti indisturbati del menefreghismo. La velocità dell’egoismo.
Ho cercato un sorriso complice.
Sono rimasta imbambolata, riflessa nella vetrina di un negozio qualunque. Troppo a lungo, desiderando ardentemente di essere sorpresa da qualcosa.
Ho la fantasia che in mezzo alla gente non si possa scivolare come un’ombra informe. Come se fosse impossibile non essere trattenuta da tutte quelle presenze attive, apparentemente vive.
Io, con il mio mondo sulle spalle. Le fragilità, i pensieri, le mille sfumature nelle quali affondare entrambe le mani.
E ricavarne coraggio, impegno, speranza.
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