Quello di fare la valigia è un lavoro stressante. Già nella scelta del tipo di bagaglio, piccolo o grande, trolley, zaino o borsone, facciamo appello a tutta la nostra concentrazione e alla capacità di racchiudere in uno spazio ristretto tutto quello che ci serve e/o potrebbe servire. La valigia è un po’ un filtro, un setaccio, serve a selezionare e ad attribuire priorità alle cose, a seconda della destinazione, del motivo e del periodo dello spostamento e pure degli eventuali compagni di viaggio.
Tuttavia, non sempre si può fare affidamento al buon senso. Io, per esempio, sono una di quelle persone che nel fare la valigia sposa la politica del “tutto quello che ci sta e pure altro”. Considero mille variabili, se pioverà, se farà freddo, se mi si romperanno le scarpe, se mi ammalerò o se mi ferirò, di che umore sarò, eccetera. L’eventualità che si presentino una o tutte queste circostanze mi impone di infilare nella valigia diverse paia di scarpe, maglioni (pesanti e leggeri), la ventina, l’ombrello, garze, cerotti e una serie di medicinali, creme e cremine, forbici e coltellino svizzero, ma soprattutto un numero imprecisato di abiti jolly, con combinazioni precise e studiate, che all’evenienza posso rimescolare per crearne delle altre. Tant’è che per me, la soddisfazione più grande sta nel tornare con la consapevolezza di aver usato tutto quello che ci avevo messo dentro, nella valigia.
mercoledì 30 Ottobre 2024
Twitter:
mercoledì 30 Ottobre 2024