Quando andavo al Liceo, ero una schiappa nelle versioni di greco. Ma c’era una parola che mi è rimasta impressa più di altre, una parola che cela un più ampio concetto. Un concetto a mio avviso intramontabile e più che mai attuale. Quella parola è ὕβϱις, che il vocabolario mi faceva tradurre con tracotanza. In realtà questa parola è utilizzata in tutta la letteratura greca per identificare la superbia dell’Uomo nello sfidare gli Dei. Una specie di versione antichissima del peccato originale di Eva. Una colpa di cui si macchiano celeberrimi personaggi mitologici, che per questo vengono sottoposti a feroci punizioni per volere degli Dei.
In principio fu Prometeo. Rubando il fuoco agli Dei, verrà successivamente incatenato ad un monte con uccelli rapaci che si cibavano delle sue interiora. Ulisse sfida il Dio del Mare oltrepassando le invalicabile Colonne d’Ercole e acceca Polifemo, figlio di Poseidone. Per questi peccati sarà poi costretto a vagare per dieci anni senza poter fare ritorno ad Itaca. Agamennone rapisce Criseide, figlia di un sacerdote di Apollo, rapimento che darà l’inizio alla guerra di Troia e alimenterà l’ira del Pelide Achille. Pandora apre il vaso, disobbedendo agli ordini di Zeus, rovesciando sugli uomini tutti i mali in esso contenuti.
La furia degli dei nel punire uomini presuntuosi e superbi che si beffano delle leggi divine è quanto mai attuale. Certo, scoperte e rivoluzioni sono avvenute grazie a uomini che hanno osato mettere in dubbio leggi esistenti e ridiscutere verità date. La superbia è componente della natura umana. Tuttavia, sarebbe bene tenere a mente alcune grandi tragedie e disastri causati dall’arroganza umana, che hanno riportato l’Uomo a considerare la sua fallibilità di fronte a leggi più grandi, che si credano divine o naturali, poco importa.
mercoledì 30 Ottobre 2024
Twitter:
mercoledì 30 Ottobre 2024