OLFATTO: l’India puzza: di sudore, di fogna, di umido. Ho cercato di stare in apnea e di respirare con la bocca, ma prima o poi ti tocca annusare. E non è piacevole. Soprattutto in mezzo al traffico di una metropoli. Lo smog invade il corpo schifosamente. L’India sa anche profumare. Di profumi così intensi che è difficile descriverli. I gelsomini nei capelli delle donne del Sud lasciano una scia che inebria. Nei mercati dei fiori, il profumo rimbambisce. L’odore delle verdure fritte (pakora) funge da guida quando hai fame e cerchi un posto dove mangiare. L’incenso all’aroma di sandalo accompagna le preghiere in ogni casa, in ogni tempio, persino per strada.
GUSTO: piccante. Ma non poco, quel piccante che ti fa piangere. Quello che ti sudano le sopracciglia, e che dal naso al mento non senti più niente. Quello che mangi tutto in fretta e senza respirare perché probabilmente, con l’ossigeno la lingua ti esploderebbe. In India il piccante è piccantissimo, il dolce è dolcissimo, l’amaro è amarissimo. Non c’è scampo. Si mangia bene, molte salse, molte spezie, molto riso. Pochissima carne. Dopo un mese di riso e verdura non vedevo l’ora di trangugiare una pizza e assaporare a piccoli bocconi una mozzarella. La mozzarella mi è mancata.
TATTO: per salutarti, in quanto Occidentale, gli indiani ti porgono la mano destra, come si usa da noi. Ma nella loro tradizione, il saluto si fa con le mani giunte che toccano la fronte. Il contatto fisico tra uomo e donna è un grande tabù, ma non è insolito vedere uomini tenersi per mano e scambiarsi gesti affettuosi. In India le mani benedicono e salutano con la stessa frequenza, e quelle delle donne sono spesso abbellite con splendidi decori di henné. La sinistra è considerata impura e tenuta sotto il tavolo mentre si mangia. Con quell’unica mano si mangia un intero piatto a base di riso e una serie di salse (piccantissime, ovviamente), il tutto servito su una foglia di palma. E sfido chiunque a spezzare il naan (un pane un po’ colloso) o a mangiare del riso (non abbastanza colloso) con una mano. E no, non fate i furbi, non vale alzare la testa al cielo a mo’ di uccellino, aprire la bocca e farci piovere dentro manciate di riso, ci ho provato pure io, ma non è questa la strategia. Per impararla, andateci.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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