Galizia, 1918. Dopo il Trattato di pace separata con la Germania, la Russia decide di abbandonare la guerra e per tutti i soldati è ora di tornare a casa. Tra questi uomini si trova anche Angeli Valentino, ragazzo trentino che fu arruolato dall’esercito austriaco e inviato a combattere. Il ritorno a casa per quasi tutti i soldati fu complicato e avventuroso.
La compagnia di Valentino intraprese il viaggio di ritorno con i treni. A guerra finita, i territori dell’Impero austriaco-orientale, prima sorvegliati dalla polizia austriaca, ora erano allo sbando. Per questo motivo si formarono bande di ladroni nella popolazione locale che assaltavano i treni. Anche la tradotta di Valentino fu presa più volte d’assalto e i soldati dovettero sborsare tutto. Una volta sequestrarono la macchina motrice del treno e i ragazzi riuscirono a farsela restituire solo dopo numerose suppliche.
Nel frattempo cresceva in Valentino una grande paura: ormai era diventato Italiano e rischiava di venire arrestato. Abbandonò quindi la compagnia e proseguì da solo il viaggio, riuscendo a raggiungere Bolzano e a salire su un treno carico di altri reduci che stavano tornando a casa. Nei pressi di Trento però il treno fu fermato da militari italiani che arrestarono tutti i reduci. Scortati in un campo di concentramento a Gardolo, qui sarebbero dovuti restare solo per qualche giorno, in seguito sarebbero stati mandati ad Asinara, in Puglia, in un campo di concentramento più grande.
Il giovane Valentino era deciso a scappare. Studiò dunque il campo in cui era rinchiuso: esso era circondato da un reticolato sorvegliato da sentinelle che si muovevano a specchio. In base a dei calcoli constatò che era possibile fuggire: fece dapprima un esperimento gettando lo zaino al di là della recinzione. Non accadde nulla e incoraggiato dal primo tentativo, sul far della sera, decise di tentare la sorte: al momento opportuno fece uno scatto in direzione della rete, la scavalcò e si gettò al di là del campo. Stette alcuni istanti immobile, poi, non avendo udito alcun segno di allarme, iniziò a correre ventre a terra in direzione della città, felice per averla fatta franca.
Stava camminando per le vie di Trento quando sentì una voce che gli intimava l’alt e la canna del fucile premuta contro la schiena. Valentino cadde nella disperazione, si gettò ai piedi dei soldati italiani e disse loro: «Tolè, toleme tut! Ma lasame nar a casa per piazer, che l’è da do ani che no vedo i mei, e quatro che no torno a casa!». I soldati impietositi dal povero giovane presero i valori e si voltarono, in modo da lasciarlo scappare. Valentino optò per la strada secondaria che porta a Civezzano (TN), meno esposta ai controlli, e fu così che il giorno seguente raggiunse Ischia di Pergine (TN), dove viveva, e tra lo stupore e la commozione di tutti poté riabbracciare i suoi cari.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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