Tra i fiumi Paraguay e Nabileque, in territorio brasiliano, le poche donne caduveo rimaste portano ancora avanti la tradizione della tribù: particolari motivi ornamentali su corpo e oggetti, famosi in tutto il Sudamerica. Le donne hanno tramandato la tecnica per dipingere, con colori vegetali, trame geometriche ben definite, tanto da ispirare l’arte del pittore Guido Boggiani (1861-1901) che visitò la popolazione a fine Ottocento. Oltre a cinture, vesti, ceramica, legno, metallo, decorano i propri volti, considerati così più sensuali e conosciuti dai popoli vicini per la loro bellezza. I motivi dipinti non sono casuali: c’è differenza soprattutto in base al rango, poi per età e sesso. Negli anni Sessanta l’etnologo francese Claude Lévi-Strauss (1908-2009) elaborò una teoria sui disegni delle indigene caduveo. Il rigore nella suddivisione delle trame e nella distinzione secondo il ceto sociale celerebbe il loro concetto di società, secondo cui ogni classe deve rimanere divisa dalle altre – da qui il divieto di matrimoni misti.
L’importanza di figure dipinte, disegnate o tatuate è comune in gran parte delle etnie indigene sudamericane. Tra i Mapuche, ad esempio, le sciamane (anche stavolta, donne) usano per i riti un tamburo di pelle ovina, il kultrun, che ha simboli fatti con il sangue; un’altra tribù andina, i Calchaquí, depone i resti dei neonati morti in urne con decorazioni antropomorfe stilizzate.
Il disegno come mezzo per esprimere abilità e idee, un totem che i colonizzatori non sono riusciti a estirpare, forse perché troppo sottile da comprendere per chi è abituato a maneggiare parole. Tradizione profonda a cui le ultime donne native si aggrappano per urlare le loro credenze, silenziosamente.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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