“EL”. Che Guevara, l’uomo dietro la leggenda da subito piace, e molto. In scena per un’intera settimana al Teatro Agorà 80 in Roma, dato il successo di pubblico e critica, sono previste a breve nuove repliche. Apprezzato per l’eccellente regia di Luca Milesi che coniuga l’architettura del testo di Edgardo De Habich con quella delle scene sul palcoscenico e dei personaggi che in esso si muovono.
E’ una storia nella storia. Assistono allo snodarsi del plot, un colonnello dell’esercito boliviano e un prete. I due disquisiscono circa le osservazioni provocatorie di quest’ultimo, il quale vede El come il nuovo Chisciotte che rivisse la predica di Cristo. Così all’entusiasmo del sacerdote, corrisponde l’indifferenza e lo scherno del colonnello che, lungi dal mitizzarlo, ne esalta le mancanze.
Tanto lo spettacolo vive nell’ardore che agita Ernesto Guevara, interpretato dall’enfant prodige Antonio Nobili, tanto più rivive nella sua personale inclinazione interpretativa di singole situazioni e scelte dell’uomo-guerrigliero-politico . Quindi un Guevara non solo scanzonato, ingenuo, idealista, ma anche cinico, autoritario, ribelle. Leitmotiv dell’opera e della stessa vita del Che, è quella continua ricerca di libertà, come “immagine di ciò che si può ottenere mediante la lotta rivoluzionaria” e come Volontà di fare cose non diverse da ciò che si proclama.
Anche da morto il corpo di El sembra parlare. Parla il corpo immobile in posizione supina, parlano i grandi occhi sbarrati, quasi a voler dire ancora una volta: “torno a cavalcare ronzinante”.
mercoledì 30 Ottobre 2024
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