Festival dello Sport: la visione dell’arrampicata di Wafaa Amer
Per Wafaa Amer, una delle più forti climber del momento e ospite della prima giornata del Festival dello Sport di Trento, l’avventura nel mondo dell’arrampicata comincia grazie a un corso scolastico e alla generosità della famiglia di un’amica. Nata in Egitto e trasferitasi in Italia all’età di nove anni, Wafaa scopre questa grande passione quasi per caso e, soprattutto, scappando di casa e allenandosi di nascosto dal padre. A causa del forte influsso della religione d’origine, il genitore non approva per la figlia scelte troppo “occidentali” e saprà delle numerose medaglie vinte solo anni dopo.
Intervistata dal giornalista Simone Battaggia, Wafaa racconta la sua storia e le sue difficoltà, in particolare in relazione alla famiglia che, rimasta in Egitto, viene a conoscenza del percorso sportivo della giovane ma non accetta la carriera poiché non consona per una donna. Recentemente però una svolta: «Mio nonno mi ha chiamata “la mia scalatrice” e per me è stata una grande emozione. Nell’ottica egiziana, in cui la donna vale poco, essere accettata come arrampicatrice e riconosciuta come tale anche dal nonno e dai cugini, che sono uomini, è una soddisfazione personale».
Al di là di non essere uno sport per donne, l’arrampicata non è una disciplina generalmente conosciuta in Egitto, se non nella capitale Il Cairo e in alcune zone circoscritte nel deserto. Wafaa afferma di aver tentato di cambiare la situazione: «Quando ho saputo che l’arrampicata sarebbe entrata tra le discipline olimpiche mi sono mossa subito per creare una squadra egiziana che vi partecipasse, con il poco tempo non si è riusciti ma è qualcosa su cui si potrebbe lavorare».
Alla domanda «quanto sono importanti per te i gradi e i numeri delle pareti che scali?», la risposta della ventiseienne è molto sicura: «Non mi sono mai interessati, arrampicare per me è sempre stata una forma di libertà nei confronti della vita a cui appartenevo ma dalla quale al contempo mi stavo allontanando, creando nuove radici in Italia». Per Wafaa è dunque il risvolto psicologico della disciplina ad essere maggiormente importante «per capire cosa si è e cosa si vuole. Non è l’arrampicata ad avermi resa una donna più forte. Io sono una persona molto forte e arrampicare mi ha aiutata a capirlo».
A proposito del tema dell’arrampicata al femminile, Wafaa afferma: «Non è che esista un modo femminile di approcciare le pareti, però le donne trovano il loro modo di risolvere le vie diverso dagli uomini, perché è chiaro che uomini e donne sono diversi». Per la giovane l’arrampicata è – soprattutto per le donne – «una danza che ti trasporta fuori dal mondo. Ti stacca dalla vita e ti fa pensare solo a quello che stai facendo, a vivere appieno la tua passione.»
Le parole che descrivono al meglio il mondo dell’arrampicata sono condivisione, aiuto, solidarietà. C’è dunque spazio per la rivalità? «Per me personalmente no, i legami più forti della vita li ho creati proprio nel mondo dell’arrampicata». Di fronte ai grandi nomi della disciplina, Wafaa prova ispirazione, soprattutto per la loro determinazione, basata necessariamente su una grande passione: «Le due cose sono inscindibili».
Altre passioni? «La moda. Mi sto trasferendo a Milano per studiare fashion design». Altri progetti? Molti. «I miei piani futuri non riguardano più il superamento dei limiti personali ma virano verso il sociale. Io non ero nessuno, ho cominciato dal basso, è la comunità che mi ha fatto crescere» questa è l’affermazione che descrive il progetto di creare in Egitto comunità sportive che permettano – soprattutto ai bambini – di buttare giù le barriere e i limiti, culturali o religiosi che siano. «Lo sport è qualcosa di immenso e importante, dà la carica per affrontare la vita. Tutti gli sport sono dei mezzi per aiutare a formarsi come persone, a scoprire sé stessi ed esprimersi.»
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domenica 22 Dicembre 2024