FDS 2024 – Roger De Vlaeminck, il fenomeno delle classiche
Il nome di Roger De Vlaeminck non sarà noto al tifoso occasionale di ciclismo e forse nemmeno a quello che il ciclismo lo segue con un po’ più di passione. Eppure il belga è stato uno dei più forti cacciatori di Classiche Monumento che la storia del ciclismo ricorda. La sua carriera si è svolta nel corso degli anni Settanta, e tra il 1970 e il 1979 ha vinto ben 11 Monumento: quattro Parigi-Roubaix, tre Milano-Sanremo, due Giri di Lombardia, un Giro delle Fiandre e una Liegi-Bastogne-Liegi. Sono numeri impressionanti, specie se si considera che solo altri due ciclisti nella storia sono stati in grado di vincere tutte e cinque le grandi Classiche: Eddy Merckx e Rik Van Looy.
De Vlaeminck è protagonista del bell’incontro moderato da Davide Cassani che anima la prima giornata del Festival dello Sport 2024. Sono tanti gli aneddoti che il fenomeno belga racconta. Come di quella volta che, dopo aver vinto per la seconda volta la Milano-Sanremo (siamo nel 1978), gli viene regalata in premio una Ferrari. E non vuoi subito provarla per tornare a casa? Ovvio. Il problema è che i documenti restano a Sanremo. De Vlaeminck viene fermato alla dogana e non può far altro che raccontare quanto gli è successo, sperando in un miracolo. Conquistati dalla simpatia del belga, i doganieri lo lasciano passare.
Non è stato facile essere un ciclista negli anni Settanta. È possibile misurare ancora meglio la grandezza di De Vlaeminck se si considera che ha gareggiato negli stessi anni in cui Eddy Merckx, pure lui belga, cannibalizzava ogni corsa possibile e immaginabile. Quando correvano uno contro l’altro, la rivalità aiutava a superare la connazionalità. Il problema è che la stessa voglia di vincere si manifestava anche in quelle competizioni in cui i corridori correvano difendendo i colori nazionali, come durante i Mondiali. Uno dei pochi rimpianti di De Vlaeminck riguarda proprio i Mondiali, che non è mai riuscito a vincere. Il secondo posto del 1975 è un ricordo amaro. Già allora, sostiene, i ciclisti belgi correvano l’uno contro l’altro. Tuttavia, aggiunge, il rapporto con Merckx è positivo, e continua ancora oggi. De Vlaeminck ha addirittura chiamato il proprio figlio Eddy.
Un altro grande ciclista del passato con il quale Roger ha dovuto condividere la scena è stato Francesco Moser. Tra i due c’è stata grande rivalità, com’è ovvio che sia, che ha lasciato alcuni strascichi ancora oggi. Perché quando la squadra in cui corre – la Brooklyn – si trova costretta a chiudere i battenti, si accasa proprio alla Sanson di Moser. Come mai? La risposta è semplice e diretta: «Perché mi hanno pagato tanto. Ma con Moser non potevamo convivere». E anche Moser, presente al Festival dello Sport e intervistato sempre da Cassani, sembra essere della stessa idea.
Si parla di Merckx, si parla di ciclismo di ieri e di oggi. Non si può non menzionare Tadej Pogačar. «Pogačar è il migliore al mondo, ma non vale Merckx». Si vede che una volta i belgi li facevano così: diretti e taglienti, fino a far male. E con due gambe poderose e dure come l’acciaio.
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sabato 21 Dicembre 2024