FDS 2024 – Gli stati generali del calcio italiano: “Sostenibilità economica e nuove infrastrutture”

Autonomia, sostenibilità, costi e ricavi, infrastrutture, aiuti da parte dello Stato. Questi sono stati gli argomenti chiave che hanno trattato al Teatro Sociale di Trento Urbano Cairo (presidente Torino FC e RCS MediaGroup), Claudio Fenucci (a.d. Bologna FC), Claudio Lotito (presidente S.S. Lazio), Luca Percassi (a.d. Atalanta BC), Paolo Scaroni (presidente AC Milan), Mirwan Suwarso (consigliere delegato Como 1907) e Giuseppe Marotta (presidente FC Internazionale).

La Lega Serie A, in grado di portare i maggiori benefici economici alla Federcalcio, ambisce e necessita di avere un maggior peso sia nel Consiglio federale sia nell’ Assemblea elettiva. Sarà possibile arrivare a questo risultato, infatti, solamente nel caso in cui avvenga la variazione dell’attuale composizione del Consiglio federale. Il 4 novembre andrà in scena la votazione su cui queste componenti stanno lavorando per andare a ridefinire lo Statuto federale.

L’altro argomento fondamentale che è stato dibattuto nel corso di questo incontro ha riguardato la questione della sostenibilità economica da parte dei club e, più in generale, dell’intero sistema calcio che ha un impatto significativo sul Pil italiano di 11,3 miliardi di euro e una contribuzione fiscale annuale di oltre 3,3 miliardi.

I ricavi delle società professionistiche sono andati pian piano aumentando dopo gli anni molto complicati del Covid, ma ancora oggi si fatica a compensare la crescita dei costi di produzione. Il problema degli stipendi altissimi continua a pesare in modo sempre più significativo, soprattutto in Serie A chiaramente.

Beppe Marotta, a tal proposito, ha dichiarato che: “Il mondo del calcio è un fenomeno sociale rilevante nel nostro paese, noi siamo contribuenti che versano nelle casse dello stato più di 1 miliardo di euro all’anno. Questo significa che dovremmo essere ascoltati. Uso il condizionale, non è una denuncia ma un dato di fatto, perché al momento non è così. Gli stadi che abbiamo sono molto indietro rispetto a quelli di altri paesi, lasciando stare il caso straordinario dell’Atalanta. In Europa siamo da decenni il fanalino di coda. La burocrazia è lenta, percepiamo la sfiducia da parte di chi potrebbe investire in queste infrastrutture. Siamo davanti ad un sistema che dal punto di vista politico non ci rispetta. Avere i calciatori che vengono ancora considerati come dipendenti è inspiegabile. Cristiano Ronaldo ai tempi della Juventus guadagnava circa 60 milioni lordi l’anno e questo è del tutto inaccettabile”.

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martedì 22 Ottobre 2024