FDS 2024 – Francesco Moser: Lo Sceriffo detta legge a Trento

C’è tutta la famiglia Moser al Santa Chiara. Gli amici, i compagni di squadra e i rivali. Persino i giornalisti che lo hanno accompagnato lungo la carriera e che non avrebbero obbligo di servizio oggi. Ma del resto non potrebbe essere altrimenti: Francesco Moser e Trento hanno un rapporto speciale. Palù di Giovo è dietro l’angolo, quindi Trento è praticamente casa. Lo fa notare subito Davide Cassani, ex CT della nazionale italiana e commentatore tecnico della RAI: «Oggi giochiamo in casa. Non hai dovuto fare molta strada per arrivare qui».

Ed è un’affermazione curiosa, quella di Cassani. Perché la strada fatta è una costante della carriera e della vita di Francesco Moser che, per sua stessa ammissione, non riesce a stare fermo un giorno nemmeno oggi. Di chilometri ne ha macinati, in sella alla bici e non solo. Basti pensare al record dell’ora segnato a Città del Messico o al Mondiale corso in Venezuela. Oggi è normale per i ciclisti gareggiare nelle più svariate parti del mondo. Ma negli anni Settanta e Ottanta non era affatto la norma. Moser è stato un innovatore anche in questo senso. Le novità che ha proposto e che il ciclismo ha via via fatto proprie non si contano sulle dita d’una mano: gli occhiali, i copriscarpe in neoprene per combattere pioggia e freddo, le ruote lenticolari, il cardiofrequenzimetro. Moser ha anche rinnovato il modo in cui i ciclisti si allenano: le famigerate SFR (Salite Forza Resistenza) portano il suo marchio. Ma si schernisce: «I tempi erano maturi affinché ciò avvenisse. Io ho avuto la fortuna di essermi trovato in mezzo».

Bel modo di schernirsi da parte di uno che ha un palmarès che la metà renderebbe contento qualsiasi ciclista. 273 vittorie: nessun italiano ha vinto più di lui. E se la contesa viene spostata a livello internazionale solo Merckx e Van Looy hanno fatto meglio. Il Mondiale, le tre Roubaix consecutive, il Lombardia, la Milano-Sanremo, il Giro d’Italia. Ma non sembra interessargli più di tanto parlare delle vittorie. La competizione invece sì, quella lo esalta ancora. Come quando Cassani nomina l’arcinemesi Giuseppe Saronni. I suoi occhi si incendiano, si spinge avanti sulla sedia tanto è animato dall’antico livore. Se gli dicessero che ha di nuovo la possibilità di correre contro Saronni, non esiterebbe un attimo.

Francesco Moser lo conosciamo bene, è fatto così: burbero e severo con tutti, in primis con se stesso. Sarà forse l’aria di montagna a renderlo così. Non ha tempo per i complimenti, non ha tempo per fermarsi, voltarsi indietro e ammirare quanto ha costruito nel corso degli anni. È un uomo ancorato alla terra, che vive della propria passione e dei propri interessi. Diretto, schietto e sincero: attributi che lo hanno reso l’uomo che l’Italia e il mondo hanno conosciuto e imparato ad amare. 

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mercoledì 16 Ottobre 2024