FDS 2024 – Consonni e Viviani, una coppia d’oro

Un argento olimpico può valere quanto un oro? Questa domanda è il cuore dell’incontro che ha visto protagonista, nella cornice del Festival dello Sport di Trento, la coppia di ciclisti Elia Viviani e Simone Consonni, vincitori dell’argento nella madison alle Olimpiadi di Parigi. La risposta è sì: un argento olimpico può assolutamente valere quanto un oro. Perché, sostiene Consonni, «le medaglie si vincono, non si perdono». E sulla stessa linea d’onda è anche Viviani, che di medaglie alle Olimpiadi ne ha vinte parecchie nel corso degli anni: «È un argento che vediamo come un oro, soprattutto per come ci siamo arrivati. Simone aveva preso il bronzo nel quartetto, io non avevo fatto benissimo nell’omnium. Eravamo stanchi e sono stati 200 giri folli».

La madison è una disciplina spettacolare: 200 giri di pista, con sprint ogni dieci giri. La coppia che fa più punti, assegnati dopo ogni sprint o al termine del doppiaggio del gruppo principale, vince. Quest’anno la madison olimpica è stata corsa a una velocità media record: 60.1 chilometri orari. Lo stesso ct della Nazionale Marco Villa, presente all’incontro e chiamato sul palco, ha sottolineato questo aspetto: «Un’americana a 60 km/h non l’avevo mai vista». Che si traduce, fa eco Consonni, in una gara corsa con 180-185 battiti medi. Non esattamente una passeggiata di salute.

Non una passeggiata, anche perché a pochi giri dalla fine Simone Consonni è finito a terra. «La prima cosa a cui ho pensato mentre ero per terra? Tornare subito in pista. Volevo portare a casa la medaglia. La dinamica della caduta è ancora un mistero, forse ci siamo toccati con il manubrio o con i pedali, ma sicuramente è stata un insieme di cose: la stanchezza, l’errore mio nell’aver interpretato la posizione di Elia… Ma il risultato non cambia. Il giorno prima le ragazze (sua sorella Chiara e Vittoria Guazzini) ci hanno dato una dimostrazione eccellente vincendo l’oro, quindi ho guardato Elia e ho detto: se lo hanno fatto loro, dobbiamo farlo anche noi».

In corse del genere ciò che più conta è il feeling tra i corridori, senza il quale è davvero difficile riuscire a realizzare imprese come quella di Consonni e Viviani. «Simone mi ha preso come esempio negli anni, siamo stati anche compagni di squadra su strada alla Cofidis. Per me lui c’è sempre stato, aiutandomi anche negli anni in cui non sono riuscito a brillare e a ottenere ciò che volevo» spiega Viviani, a cui subito risponde Consonni: «Con i ragazzi del quartetto ho avuto un blackout, non ho performato come volevo. Questo mi ha spinto, insieme al pensiero che sarebbe stata l’ultima Olimpiade di Elia. Volevo realizzare qualcosa di grande insieme a lui, dopo tutto quello che abbiamo costruito insieme negli anni». 

E qualcosa di grande lo hanno senza dubbio costruito.

 

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martedì 22 Ottobre 2024