FDS 2023 – Peter Sagan: momenti di gloria

Peter Sagan significa spettacolo. È sempre stato così. Se dovessimo trovare un filo conduttore della sua carriera, sarebbe proprio questo. Le vittorie (ce ne sono tante) e le sconfitte (pure quelle più dolorose) passano in secondo piano, a favore della volontà di far divertire i tifosi e, di conseguenza, se stesso. Questo è Peter Sagan, protagonista di uno dei primi incontri a tema ciclistico del Festival dello Sport 2023. Presentano Ciro Scognamiglio e il famoso telecronista sportivo Pierluigi Pardo, che col ciclismo ci azzecca poco – per sua stessa ammissione -, ma che non poteva mancare a un evento del genere. A un evento spettacolare, dice.

In effetti, questo è uno dei temi centrali dell’incontro: la spettacolarità della carriera e del modo di correre di Peter Sagan. Stiamo parlando di un corridore – l’unico nella storia – a vincere tre Mondiali consecutivi, senza contare le classiche monumento come il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix o le 7 maglie verdi consecutive al Tour de France. È lo stesso Sagan a spiegare la filosofia con cui ha sempre cercato di interpretare le corse: «Allegria e fantasia. Sono i due elementi che ogni sportivo, in ogni sport, dovrebbe dare ai propri tifosi». Non è un caso che due dei suoi miti sportivi in gioventù siano stati Ronaldinho e Valentino Rossi, due atleti in grado di dare grande spettacolo nelle rispettive discipline. Pedala bonito, è la formula che conia Pardo mutuandola dal celebre Joga bonito di brasiliana memoria: una formula che sembra adattarsi perfettamente al modo di correre in bicicletta di Peter Sagan.

Ma sarebbe sbagliato pensare che per Sagan sia sempre stato semplice vincere. La pressione psicologica, a certi livelli e prima di certe competizioni, è in grado di frenare le gambe peggio di un cattivo allenamento. Lo ha confessato lo stesso ciclista slovacco: «Ai primi Mondiali arrivavo come favorito e non sono mai riuscito ad esprimermi al meglio. Ho vinto quando ho iniziato a fregarmene di questa gara». Del resto, la sfida più grande – prima che con gli avversari – è contro se stessi. Specie per un ciclista che, come Sagan, si è abituato a vincere fin dalle categorie giovanili.

L’ultima riflessione che Scognamiglio e Pardo hanno voluto proporre a Sagan riguarda il suo rapporto con l’Italia e con il Giro. «Correre il Giro d’Italia è come correre in casa» ha ammesso. Ha corso poche volte in Italia, e lo ha fatto soprattutto nell’ultima parte della sua carriera, ma il nostro Paese gli è sempre rimasto nel cuore. D’altra parte, la sua carriera come professionista nel ciclismo su strada è iniziata proprio in Italia, in Veneto, quando era appena maggiorenne. Difficile dimenticare i momenti speciali e le amicizie strette a quell’età. Il bello del ciclismo, ha concluso Sagan, è proprio questo: «Crea dei rapporti di amicizia e delle memorie che durano per sempre».

 

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giovedì 30 Gennaio 2025