FDS 2023 – Giuseppe Marotta: “Cultura della vittoria e senso di appartenenza”
La sesta edizione del Festival dello Sport, svoltasi da giovedì 12 a domenica 15 ottobre a Trento, ha visto partecipare numerosi ospiti di rilievo, tra i quali l’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta che vanta 47 anni di carriera. Focus dell’incontro il ruolo e la figura di una persona che rappresenta diversi valori fondamentali all’interno di un club importante e prestigioso il cui scopo è vincere.
La seconda stella è l’obiettivo dichiarato da tutti i principali membri all’interno della società come ha confermato Marotta: “Nello sport essere ambiziosi non è un difetto ma un pregio, bisogna sempre tenere l’asticella alta. Deve essere uno stimolo per tutte le componenti societarie a fare meglio, ma l’ambizione non bisogna confonderla con l’arroganza”. Il mondo del calcio ha avuto un drastico cambiamento negli ultimi anni per quanto riguarda il fattore economico. Molti calciatori sembrano pensare più ai soldi che agli obiettivi personali e di squadra da raggiungere. “Il dio denaro la fa da padrone, Lukaku fa parte del passato recente e bisogna guardare al futuro. I 50000 fischietti venduti per Inter-Roma fanno parte del gioco, i tifosi sono giustamente liberi di esprimere la propria opinione in maniera civile. Una scelta che deve assolutamente essere accettata”.
Marotta, nella sua lunga carriera, è stato artefice di trattative importanti sul fronte calciomercato sia in entrata che in uscita. Gli esempi più eclatanti riguardano indubbiamente le vicende di Pogba: “Lo abbiamo preso a parametro zero dal Manchester United e rivenduto alla stessa proprietà per una cifra intorno ai 115 milioni di euro”. Stesso discorso vale per Icardi: “Lo abbiamo dato al Psg per 50 milioni quando il suo valore di mercato si era inevitabilmente indebolito a causa delle vicende extra calcistiche, è stata sicuramente una delle mie migliori operazioni”.
Il DS nerazzurro ha definito i rimpianti come parte inevitabile della condizione umana: “Non si possono non avere, senza saremmo delle macchine”. In particolare, il suo rimpianto è, quando lavorava per la Juventus, quello di non aver acquistato un giovanissimo Haaland quando ne ebbe la possibilità.
La cultura della vittoria e il senso di appartenenza sono i due valori chiave emersi nel corso di questa intervista: “Senza non si va da nessuna parte, sono fondamentali per arrivare al successo collettivo e individuale”.
A cura di Diego Morone e Giovanni Iannucci
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sabato 21 Dicembre 2024