Favole olimpiche sui pedali

Le favole – lo sappiamo tutti – sono roba da film. Nella vita reale sono rarissime, quasi non esistono. Prendiamo lo sport. Quante volte capita che la squadra più piccola, partita senza il favore dei pronostici e destinata a soccombere facilmente riesca a battere lo squadrone super-attrezzato e pieno di stelle? Mai. A pensarci un po’, l’unica grande favola sportiva degli ultimi dieci anni è stata il Leicester City, vincitore a sorpresa della Premier League nella stagione 2015-2016.

Le due prove in linea di ciclismo alle Olimpiadi di Tokyo – quella maschile e quella femminile – hanno regalato a tutti gli appassionati di sport due nuove favole. I vincitori hanno sorpreso tutti, persino gli addetti ai lavori: da una parte l’ecuadoriano Richard Carapaz, dall’altra l’austriaca Anna Kiesenhofer. Carapaz non è una sorpresa in senso assoluto: ha già vinto un Giro d’Italia ed è arrivato terzo all’ultimo Tour de France. Ma non era certamente uno dei favoriti per la prova in linea alle Olimpiadi, sia per il peso specifico della squadra (l’Ecuador schierava solo due corridori alla partenza) sia per il parterre di rivali (tra i quali gli ultra-favoriti Van Aert e Pogacar, arrivati rispettivamente secondo e terzo, che potevano sfruttare – specie Van Aert – squadre ben più attrezzate). Complice l’immobilismo degli avversari – più attenti a controllarsi tra loro che a fare la corsa – Carapaz ha attaccato da distante e con una grande dimostrazione di tenacia e di resistenza è arrivato fino al traguardo, rintuzzando il recupero forsennato del gruppo al suo inseguimento.

Ancor più sorprendente è stata la vittoria di Kiesenhofer nella prova femminile. Sorprendente per due motivi. Primo, perché Kiesenhofer non è una ciclista professionista, ma una ricercatrice universitaria in fisica matematica: diciamo che il ciclismo è più un secondo mestiere. Secondo, perché l’atleta austriaca è andata in fuga appena iniziata la corsa ed è rimasta davanti al gruppo delle favorite (tra cui le temibili olandesi) per tutti i 137 chilometri di corsa. Un risultato davvero insperato e impronosticabile, che ha sorpreso in primis le stesse rivali. Giunta al traguardo, la favoritissima olandese Annemiek Van Vleuten ha esultato a braccia alzate, credendo d’aver vinto la medaglia d’oro: non sapeva di essere stata preceduta da un’altra atleta.

Non hanno avuto un ruolo centrale in queste favole gli atleti e le atlete della nazionale italiana. La squadra maschile non ha brillato: il migliore – Alberto Bettiol – è stato bloccato dai crampi nel momento clou della corsa, chiudendo infine al 14esimo posto. Molto meglio la selezione femminile: Elisa Longo Borghini è riuscita a confermare il bronzo di Rio 2016.

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domenica 8 Settembre 2024