Che cos’è successo al Giro di Svizzera

 

 

Quello vinto da Mattias Skjelmose (Trek-Segafredo) è stato un Giro di Svizzera tragico, in cui le considerazioni sul ciclismo non si sono limitate alle prestazioni degli atleti nel corso delle otto tappe, ma hanno riguardato soprattutto la loro sicurezza in sella alla bicicletta. Infatti, il Giro di Svizzera 2023 verrà ricordato per la drammatica morte di Gino Mäder, ventiseienne del Team Bahrain Victorious che nella quinta tappa (lungo la discesa che dalla vetta dell’Albula porta al traguardo di La Punt) è precipitato a 90 km/h in un burrone di trenta metri, tra le pietre. I soccorritori lo hanno trovato incosciente, riverso in una pozza d’acqua. Il personale medico dell’ospedale di Coira non ha potuto fare molto per il ciclista elvetico, arrivato in condizioni disperate e deceduto il giorno successivo.

La morte di Mäder ha turbato profondamente il gruppo – e il mondo del ciclismo in generale. Non solo perché, a detta di chi lo ha conosciuto, si è spenta una delle stelle più luminose dell’ambiente, ma anche perché la sua scomparsa si sarebbe forse potuta evitare con un percorso meno pericoloso. «È solo per lo spettacolo. Perché non si è fatto l’arrivo in cima?» ha osservato il campione del mondo Remco Evenepoel che, dopo aver rischiato la vita in discesa al Giro di Lombardia del 2020, è particolarmente sensibile in fatto di cadute.

«Siamo devastati dalla perdita. Il suo talento, la sua dedizione e il suo entusiasmo sono stati fonte d’ispirazione per tutti noi» ha dichiarato Milan Erzen, dirigente della Bahrain. «Non solo era un ciclista di grande talento, ma una persona fantastica fuori dalla bici. Bahrain Victorious correrà in suo onore, mantenendo la sua memoria su ogni strada che percorriamo. Siamo determinati a mostrare lo spirito e la passione che Gino ha dimostrato e rimarrà sempre parte integrante del nostro team». Insieme ai compagni di squadra e agli amministratori, anche il resto del peloton si è unito al lutto: la sesta tappa è stata neutralizzata e i corridori hanno pedalato tutti insieme negli ultimi venti chilometri del percorso di giornata per arrivare uniti al traguardo in suo ricordo.

Tuttavia, lo stress emotivo e psicologico è stato tale da impedire a molti di proseguire. Al via della settima tappa erano assenti trentasette corridori, ritirati in seguito all’accaduto; tra questi, Quinn Simmons, uno dei volti più noti della Trek, arrivato per primo sul luogo dell’incidente e comprensibilmente impossibilitato a supportare il capitano Skjelmose.

La morte di Gino Mäder è inaccettabile, ma lo è – se possibile – un po’ di più se si considera che forse si sarebbe potuta evitare. La speranza è che le discussioni sulla sicurezza nel ciclismo incrementino, si perfezionino e soprattutto giungano a soluzioni concrete.

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giovedì 21 Novembre 2024