Franchise e cinema: siamo a un punto morto

Da quando il primo capitolo di ogni garnde saga cinematografica è stato proiettato in sala, per la prima volta, sono passati almeno un paio di decadi – salvo eccezioni regali, come Avatar, relativamente recente. Indiana Jones, il primo, nell’81, Star Wars nel ’77, Harry Potter nel 2001, Mad Max nel ’79, insomma di anni ne sono passati da quando, alcuni tra quelli che sarebbero diventati poi tra i franchise più importanti di sempre, hanno esordito. La tendenza ad avere un senso di romantico per il passato è una questione comune in qualsiasi settore: se si organizza una serata sì e l’altra pure un evento che ha come tema un’era musicale-geologica passata, come gli anni ’80, diventati oggetto di culto come niente prima di loro, allora non c’è da stupirsi che anche il cinema potrebbe esserne toccato. Questo trend, ha portato tante produzioni, a giocarsi una carta estrema, difficile da digerire spesso in sala: la sorpresa delle reunion. L’esempio eclatante è Spiderman; capito come funzionano le timeline, come incastrarle, e quando non si può si ricorre al concetto di multiverso, è tutto più semplice. Non uno, non due: tre Spiderman tutti insieme in scena. Una tantum sarebbe anche un concept apprezzabile, ma la sorpresa sembra essere sempre meno presente, come nel caso parallelo a Spiderman, per quanto diametralmente opposto, Ghostbusters. L’ultimo sforzo della saga, il capitolo è intitolato Legacy, unisce quello dell’84, e i capitolo successivi, al reboot con Finn Wolfhard protagonista: qui l’effetto sorpresa manca totalmente, perché la storia è tutta nel trailer. Possiamo dire che le storie degli ultimi anni sono originali, o meglio, che sono originali quelle sviluppate su quelle che già c’erano. Dare troppo spazio ai franchise, per quanto siano quello che riesce a mantenere i cinema come esercizi, non come idea, vivi. Escludiamo il campanilismo del guardare solo il nostro tetto, denigrando prodotti esteri, ma di prodotti di qualità – che non abbiano ricalcato idee già esistenti – ce ne sono state tante, ma il trend sembra essere una vera e propria guerra dei cloni, che risulta in uno svalutamento generale del cinema. Barbie e Oppenheimer sono usciti nello stesso anno di Anatomia di una caduta, Club Zero e Holy Spider, per citare qualche titolo che – se non visto, andrebbe recuperato; l’attenzione è sempre meno verso il cinema e sempre di più verso i nomi: queste due situazioni sembrano l’una essere generata dall’altra, ma sono quasi imprescindibili.

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sabato 21 Dicembre 2024