Marinai ondivaghi in un’estate anomala

È arrivato settembre.
Quando e come è successo?
Fino a poco tempo fa l’estate irrompeva accecante, afosa ed instabile più che mai.
Un’estate nuova, diversa, traballante. Un’estate che si è rivelata colma di punti interrogativi dinnanzi ad un’Italia sulla via della resurrezione. Gli italiani, improvvisamente destati dal calore delle note delle hit estive, sono tornati a riscoprire la bellezza della madre patria, gettandosi a capofitto tra le insenature inesplorate di un mare che fino a pochi mesi prima aveva conosciuto in prevalenza bracciate straniere. Lo stivale continua a barcollare sulle onde dell’incertezza tra distanziamento sociale, mascherine e rinascita.

Estate 2020 in una parola? Ondivaga.

Una parola di rara bellezza come di rara attribuzione.
Una parola che ho riscoperto io stessa tra le increspature di un dizionario e che oggi ho deciso di adottare e di riportare a galla.
Così, sulla scia del progetto #paroledasalvare di Zanichelli, sono pronta ad imbarcarmi in questo nuovo viaggio alla scoperta di un aggettivo e di un tempo insostituibili.

PRIMA TAPPA: definizione. 

Il termine “ondivago” è un latinismo, un composto di “onda” e “vagante” che letteralmente significa “che vaga sulle onde, sulla superficie del mare”. L’accezione figurativa, invece, delinea comportamenti incerti, dubbiosi, oscillanti: in balia delle onde, appunto.

SECONDA TAPPA: capire perché l’estate 2020 non può che essere definita “ondivaga”.

Innanzitutto, è un aggettivo che fa riferimento ad un oggetto abbandonato alla corrente, privo di bussole e direzioni. Allo stesso modo, dopo mesi di domande carenti di risposte, l’Italia si affaccia ad un orizzonte incerto, lasciato al proprio destino e privato di un faro guida. Secondo motivo: “ondivago” indica l’andamento incerto caratteristico della mancanza di equilibrio. Così, gli italiani trascorrono gli ultimi giorni di mare ondeggiando da una spiaggia all’altra, tra un weekend e l’altro, in segno di rivalsa vittoriosa di fronte a quei mesi di reclusione che ormai appaiono – o fingono di apparire – distanti. La terza ed ultima ragione si mostra limpida nell’indecisione: muoversi da un’opinione all’altra, lasciarsi cullare dai flutti di opportunità come imbarcazioni affidate all’imprevedibilità di un mare denominato “futuro”.

TERZA TAPPA: tornare ad apprezzare la bellezza.

Un’estate ondivaga: un pretesto per riscoprire frammenti nascosti della nostra penisola a partire dal nostro stesso linguaggio. Un’estate ondivaga: un’occasione in più per tornare a considerare e a definire il nostro attuale status di onde erranti. Riscoprirci barchette vaganti che oscillano un po’ qua e un po’ là alla ricerca del faro perduto: ondivaghi.

Rubriche, UnderWord
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

sabato 19 Aprile 2025