Intervista a padre Alex Zanotelli
Grazie alla sua esperienza attiva a favore dei più deboli e degli ultimi, Padre Alex Zanotelli, missionario e direttore di Mosaico di Pace, può offrire uno sguardo critico sul mondo di oggi.
Ha vissuto e vive in luoghi “difficili” come Korogocho e il Rione Sanità di Napoli. Quali difficoltà incontra più frequentemente?
La difficoltà maggiore di Korogocho, che è una baraccopoli vicino a Nairobi, è stato il viverci, perché è un vero inferno. Ho vissuto come vive la gente, perché ho ritenuto fondamentale sentire sulla mia pelle che cosa significa vivere in una situazione del genere. Poi, essere bianchi, in una baraccopoli, non è stato semplice. Ma mi ha permesso di scoprire la carne viva e martoriata dell’umanità e mi ha cambiato, mi ha fatto riscoprire il Dio dei poveri. Poi sono rientrato in Italia perché credo che oggi la missione sia globale, non più legata al Sud del mondo. Ho scelto una grande città, Napoli, e una delle sue zone in maggiore difficoltà, cioè il Rione Sanità. Anche se meno difficile dell’esperienza nella baraccopoli, non è stato comunque semplice entrare in questa comunità, per via del sottobosco mafioso.
Ci sono mai stati momenti in cui ha pensato di smettere di “combattere”?
La tentazione c’è stata, forse più forte in Italia che in Africa. A Korogocho sentivo che quello era il luogo giusto in cui stare, soprattutto per lo spirito di comunità presente che mi ha dato un’enorme forza. A Napoli invece vige l’individualismo, che è in parte retaggio storico (il Sud ha sempre dovuto difendersi individualmente da regimi oppressivi sotto i quali ha vissuto) e in parte caratteristica di questa società consumistica. Viviamo in un sistema di morte e c’è bisogno di un grande movimento che si ribelli, come quello che si vede oggi contro il razzismo negli Stati Uniti. Soltanto se il popolo comincerà a scendere in piazza, ci sarà un cambiamento.
Usciremo migliori dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19?
Me lo auguravo, ma da quello che vedo direi di no. Non c’è lo stimolo né da parte della gente, né da parte dei governi. Papa Francesco aveva proposto di riflettere sull’ambiente, ma non è stato ascoltato nemmeno dalle chiese. Sì, il virus ci ha terrorizzati, ma forse solo per la paura di perdere la vita. Se andiamo avanti così, non c’è via: dobbiamo ripensare l’economia, la finanza, la militarizzazione (l’anno scorso sono stati spesi globalmente 1920 miliardi di dollari in spese militari). E questo sistema poi pesa sull’ambiente, e l’ambiente non ci sopporta più. La gente dovrebbe capire questo. Ma i mezzi di comunicazione – che dovrebbero spingere al cambiamento – non lo fanno, perché in buona parte sono in mano alle persone più ricche.
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giovedì 30 Gennaio 2025