L’arte complessa dell’universo
“Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana. E non sono così sicuro per quanto riguarda l’universo”, famosa frase di Albert Einstein.
L’uomo ha sempre avuto una irrefrenabile curiosità di fronte a tutto ciò che lo circondava, tentando di descrivere i fenomeni da sempre visibili utilizzando le conoscenze e gli strumenti a sua disposizione. Per questo motivo, fin dall’antichità, c’è sempre stato un forte legame tra il microcosmo umano e terreno e il macrocosmo celeste, soprattutto con l’avvento della scienza.
Il collegamento tra la realtà, limitata, dell’uomo e del suo microcosmo e la realtà, infinita-sacra-metafisica, del macrocosmo continuerà il suo viaggio attraverso le epoche fino ad arrivare a noi. Si hanno rappresentazioni artistiche fin dall’antico Egitto, per poi passare, con il “Disco di Nebra”, all’età del bronzo, fino ad arrivare alla volta paleocristiana del Mausoleo di Galla Placidia e al memorabile soffitto medievale della Cappella degli Scrovegni di Giotto.
Questo viaggio continua con Albrecht Dürer e con la sua opera Melencolia incisa nel 1514. In questo dipinto, frutto dei i suoi numerosi studi scientifici, riuscì a rappresentare una cometa in grado di suscitare malinconia. Questa interpretazione di tristezza e oscurità Dürer la riprese dall’alchimia, ambito dominato da Saturno e legato proprio a questi sentimenti. Da qui il legame con l’idea di “temperamento saturnino” che rappresenta un carattere pensieroso, un po’ scuro e propenso alla tristezza.
Le scoperte astronomiche di Copernico e di Tycho Brahe, di Keplero e di Galilei hanno aperto le porte a visioni e idee più ampie: la scienza e il metodo scientifico hanno rivoluzionato il modo di guardare il mondo, cambiando completamente l’immaginario collettivo. La religione non poteva più soddisfare l’esigenza dell’uomo nel capire e conoscere la realtà. Non bastava più come risposta alle continue domande, creando quindi sentimenti contrastanti: tra smarrimento e acquisizione di libertà, tra paura della novità e voglia di conoscere questo nuovo mondo.
Cercando attentamente, possiamo trovare vari esempi anche relativamente vicini a noi: Thomas Ruff – per citarne uno tra i tanti – riuscì a mettere in discussione l’essenza stessa del ruolo della fotografia e il suo potere di rappresentazione con “The little prince of stars”.
Come afferma il piccolo principe, personaggio creato dalla penna di Antoine de Saint-Exupéry, “gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Per il mio uomo d’affari erano dell’oro. Ma tutte queste stelle stanno zitte. Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha…“.
Il bello dell’universo sta proprio nella sua vastità, e ognuno di noi può guardare il cielo e creare diverse interpretazioni della stessa cosa: qualcuno ci vede un’immensità di misteri pronti per essere scoperti, altri ci vedono un mondo talmente grande e nuovo da fare quasi paura, altri ancora cercano di racchiudere, tramite l’arte, la bellezza che ogni notte possiamo ammirare sopra le nostre teste.
Elisa Bertolin
Gabriela Lopez Rua
Articolo realizzato dagli studenti del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci (Tn) nell’ambito del laboratorio di scrittura giornalistica volto alla rielaborazione e alla comunicazione del progetto START “Viaggio tra cosmo e immagine”.
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mercoledì 30 Ottobre 2024