Successo al teatro Sociale per Stefano Massini con il suo “Mein Kampf”

Il potere della parola scritta, l’influenza che può avere, in positivo e in negativo, non solo sui singoli ma sulle masse, apre la nuova stagione di Grande Prosa del Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Mai come in questo periodo storico in cui le guerre e le derive totalitaristiche tornano a farsi prepotenti in Europa e nel mondo, portare a teatro a distanza di cento anni il Mein Kampf – dettato da un giovane Adolf Hitler nella cella del carcere di Landsberg – rappresentava una sfida non indifferente, che il talentuoso e colto scrittore Stefano Massini vince brillantemente.

Prodotto da Teatro Stabile di Bolzano, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana, il monologo di quasi due ore vede l’artista fiorentino cimentarsi con lo sgradevole compito di calarsi nei panni del dittatore genocida per ricostruire le tappe della lenta mainesorabile discesa agli Inferi che lo hanno portato alla stesura di quel testo funesto.

Fin dagli esordi come giovanissimo adolescente austriacotaciturno ma che cantava a squarciagola l’inno tedesco nella propria testa, le mire di grandezza e il culto di una Germania forte e unita sotto i fasti del Reich caratterizzano quel sentimento di rabbia che lo porta a rifiutare fermamente anche solo l’idea di diventare un impiegato come il padre, professione che disprezza con tutto se stesso. Appena può si trasferisce così in Baviera, percepita come il Paese dei Balocchi: lì tutto è più bello e più fiero. Passa il tempo a rappresentarne vedute con gli acquerelli e a studiarne la storia in biblioteca. Proprio qui inizia a farsi strada inlui la malsana idea che un nemico esterno stia conquistando il Paese, infiltrandosi subdolamente in ogni dove. Gli scaffali sono pieni di autori con cognomi come Levi, Mendelsshon, Heine, Arendt e un pensiero inizia ad insinuarsi prepotentemente in lui: “Come si può cambiare la Storia?”.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale chiede di potersi arruolare con le truppe tedesche sebbene di origini austriache. Sarà accontentato e subirà la prima grande delusione da parte del tanto idolatrato impero della Germania: la resa e la nascita della Repubblica. È inaccettabile al punto che tornato in Baviera, la ritrova cambiata, non più così perfetta. “Come si può cambiare la Storia?”, il pensiero diventa un’idea fissa, mentre legge i giornali, costellati di nuovi nomi, figure politiche emergenti per le quali prova disprezzo e invidia allo stesso tempo. Lui, taciturno quasi muto, non compare mai. È un signor nessuno costretto ad ascoltare i comizi di altri, inferiori a lui in tutto, che non capiscono niente, finché un giorno, spinto da quella rabbia che dall’adolescenza non lo ha mai abbandonato, prende la parola e si oppone con forza all’ipocrisia dei politicanti. Acclamato e invitato a parlare ancora, lui, taciturno quasi muto, scopre così che la parola può fare breccia nei cuori e nelle menti delle masse.

Al termine dello spettacolo, complici la scenografia di Paolo Di Benedetto e le luci curate da Manuel Frenda, Massini sembra essersi completamente trasfigurato in Adolf Hitler, tanto ne ha incarnato e trasmesso al pubblico la lucida follia. Meritatissimo l’applauso con standing ovation.

Un libro ne ha bruciati più di 25.000 solo nel primo rogo del 10 maggio 1933 e come disse Heirich Heine: “Là dove bruciano i libri, alla fine verranno bruciati anche gli esseri umani.

Cultura
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

giovedì 21 Novembre 2024