Quei formidabili Sixties
I mitici Sixties. Erano gli anni della mitica Vespa, della Lambretta, della convinzione che un’ idea potesse contribuire a cambiare un sistema statico, una società “vecchia” e con troppi tabù alla base. Si cominciava a discutere, ad incontrarsi e scontrarsi: si provava a lasciare un segno. Ed un segno fu lasciato: nel modo di intendere la vita, di intrecciare relazioni, di guardare alla politica, al costume e… alla musica.
E sull’onda di questo vento nuovo nascevano gruppi musicali ovunque. Ogni casa, soffitta, cortile o cantina poteva trasformarsi in una sala prove “improvvisata”, vibrante d’ispirazione, di sguardi vividi e strizzatine d’occhio lanciati a miti internazionali come i Beatles o i Rolling Stones. Era un modo, forse il modo, per sentirsi parte di quella società diversa, di quel cambiamento.
Per rivivere un pizzico di quell’atmosfera frizzante, abbiamo incontrato Claudio e Giorgio, che per scelta decidono di presentarsi così, solo con il loro nome: “Perchè allora era tutto meno complesso, ci si incontrava e si stava davvero assieme, non c’era bisogno di troppe etichette”. Entrambi membri de I Principi, uno dei gruppi più noti della Verona Beat, hanno vissuto appieno quella fase storica: “Il nostro complesso è nato alla fine di quel meraviglioso decennio. C’era chi seguiva una grande passione, chi voleva comunicare delle idee e chi diventare davvero una rockstar…noi volevamo solamente suonare”.
Il repertorio sfoggiato dal gruppo veronese era diverso da quello della maggior parte delle band del periodo, ci svelano: “Reinterpretavamo brani dei Bee Gees e del bluesman Percy Sledge: le nostre caratteristiche, sia vocali che musicali, si adattavano perfettamente a quel genere. Una delle canzoni più apprezzate che eseguivamo era To love somebody del gruppo australiano.”
Molti i live della band, anche fuori dai confini veronesi: “In Trentino ci siamo esibiti parecchie volte, anche se la vetta più alta della nostra esperienza fu approdare al Roxy Club di Milano, dove facemmo da spalla al famosissimo gruppo inglese The Trip”. Un impresario, il mitico signor Ghezzi, gestiva i loro concerti e permise al gruppo di esibirsi in moltissimi locali, tra cui il mitico Santa Tecla di Milano.
“Una caratteristica simpatica del nostro gruppo era quella – ci dicono sorridendo – di attirare un gran numero di groupies: teenagers che ci seguivano in ogni concerto. Una volta, in un locale di Varedo, sulla Comasina, centinaia di fan ci attendevano all’ingresso, impazienti di assistere alla nostra esibizione.”
Gli aneddoti di quei “meravigliosi anni” si sprecano, fino quasi all’impensabile: “Due ragazze milanesi scapparono addirittura di casa per vedere un nostro concerto a Riva del Garda: durante la serata arrivarono due carabinieri per convincerle a tornare a casa, incredibile.”
Ma come ogni bella storia, o quasi, anche quella dei Principi trova la sua conclusione negli anni successivi, precisamente nel 1971, quando i membri del gruppo furono chiamati per prestare il servizio militare. “I fantastici sixties – concludono Claudio e Giorgio con un briciolo di residua malinconia – avevano ceduto il passo ai ben meno spensierati, e se vogliamo cupi, anni Settanta”.
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mercoledì 30 Ottobre 2024