Rosolo Roso e G Coal: intervista al duo nolano, tra i più originali della scena rap italiana

Credit Photo: Vincenzo Veneruso

Il duo Rosolo Roso-G Coal è sicuramente tra i più interessanti nel panorama della scena rap italiana, categoria “emergenti”. Entrambi vengono da Nola, in provincia di Napoli: la voce è di Rosolo, all’anagrafe Rosolino Armanno, le produzioni sono di G Coal, Giuseppe Carbone; combinandoli il risultato è totalmente fuori dai canoni del mainstream. La linea musicale e artistica è davvero originale, ed è chiaro ascoltando il disco “Coniglio”: la leggerezza dei testi è sempre contrapposta ad un substrato real, coadiuvato da un suono fresco e ricco di influenze di vario genere. I due non sembrano intenzionati, però, a fermarsi qui.

Parlando della scena musicale locale, è interessante sapere che in provincia si crei un mondo come quello di Pianeta Nola. Come si passa da una realtà come la vostra alla firma con Bomba Dischi o a fare musica per RedBull?

R: Il percorso che abbiamo svolto è passato inevitabilmente dalla città. Il link con Bomba è arrivato tramite conoscenza diretta con un nostro amico videomaker a cui avevamo chiesto un videoclip, che poi non è mai uscito e se dovesse uscire sarebbe un contenuto extra. Lui ha sentito i pezzi che avevamo accumulato nel tempo e ci ha poi chiesto di mandargli una playlist SoundCloud, mentre era in tour con Psicologi, poi ha fatto sentire i pezzi a quello che è il nostro discografico e abbiamo firmato. La situazione non è nata e cresciuta a Nola, ci è nata e morta, bisogna uscire dal guscio. La provincia ha certamente influito: è ovvio che il tuo storico ti influenzi inevitabilmente, ma più nello specifico Nola è una città particolare in cui lo strumento principale è il sassofono, e Giuseppe lo suona appunto.

G: Non è uno strumento che suonano tutti, diciamo, se non fossi nato qui non credo lo avrei suonato. Più che direttamente il sax, per me è stato importante lo studio della musica, al conservatorio. Consiglio in generale di studiare la teoria musicale per produrre, perché rende tutto più facile, dà consapevolezza.

Parlando dell’estetica del disco, sulla copertina c’è Rosolo in modalità “Bunny-Boy”, un chiaro riferimento a Gummo (1997), come lo stesso nome “Coniglio”. C’è del Gummo nel disco?

R: In realtà non c’è davvero un filo conduttore nell’estetica, deriva tutto da cosa ci piace e cosa ci fa “ridere”, è post-moderno in questo senso, risulta essere più un collage, non ci siamo detti “dobbiamo portare avanti il discorso Gummo”. Ho visto il film e ho pensato si potesse fare un riferimento al fatto che questi freaks sono figli dell’uragano che ha devastato la città, quindi l’ho inserita. Anche le altre copertine degli altri pezzi hanno degli animaletti, facevano ridere.

G: Nella musica i riferimenti partono da quello che ascoltiamo e che abbiamo ascoltato negli anni, su tutti i Dogo, loro li abbiamo vissuti direttamente.

I testi sono molto controcorrente. Da dove nasce l’esigenza di questo tipo di sfottò nei confronti di un mondo così idealizzato come quello del rap e della strada?

R: È il mio modo di scrivere, l’ho costruito nel corso del tempo. È un misto tra il voler rappare bene senza cadere nel “rap-e-basta”. Cerco di metterci l’ironia, il paradosso, l’assurdità, mi piace scrivere così. Ho dato una linea al progetto per cui tutti i pezzi tranne l’ultimo sono ironici, quindi la direzione è scrivere sempre senza prendersi sul serio, ma non ho intenzione di fare sempre così nel futuro. Scrivere sempre con la battuta in testa e cercare sempre la punch-line sarebbe svilente.

Il disco ha una leggerezza propria di tanta musica d’esordio, un fattore che va poi limandosi. Penso, per esempio, alla strafottenza di Fibra o a Drast e Lil Kaneki con il salto da SoundCloud all’indie, come vedete l’evoluzione del vostro percorso musicale?

R: Cerchiamo di sviluppare lo stesso discorso di prima, di farlo in maniera graduale, cominciando da dove sono partito per arrivare ad altri obiettivi. Lo switch deve essere organico, poi non ho raccontato tutto quello che ho da raccontare. Sia da ascoltatore che dal punto di vista produttivo è noioso fare tutto con lo stampino.

G: Sì, diventerebbe noioso. Anche musicalmente, nel primo disco c’è una linea di sound, nei nuovi progetti – almeno musicalmente – è sicuro che ci sarà molta più varietà. Niente anticipazioni però.

Cultura
Lascia un commento

Twitter:

martedì 7 Gennaio 2025