Poetry Slam: l’intervista alla campionessa italiana Gloria Riggio

Gloria Riggio è la prima donna a vincere il titolo italiano di Poetry Slam. Ma non solo, è anche la più giovane, avendo infatti 23 anni. È nata e cresciuta ad Agrigento, ma ha scelto la Facoltà di Lettere dell’Università di Trento per i suoi studi e proprio nel capoluogo trentino ha mosso i primi passi nella poesia performativa, per poi approdare alla vittoria. Conosciamo meglio nell’intervista questa poetessa e campionessa davvero talentuosa.

Gloria Riggio, da dove nasce la tua passione per la poesia?

“Credo nasca dall’unione di una tensione spontanea che sin dall’infanzia ha trovato in questa forma un modo di tracciarsi e tracciare la propria intersezione col fuori e l’abitudine alla lettura, all’ascolto, alla musicalità. Da lì in poi ha fatto il resto l’attrazione per l’identificazione propria della letteratura, la sensazione di un’appartenenza a qualcosa scritto in modo luminoso da qualcun altro, e a cosa questo mi suggeriva in relazione a me, agli altri e al mondo intorno: in ogni caso una forma antica di dialogo, il cedimento di una solitudine monolitica, lo spazio ad una interlocutoria”.

Come sei arrivata al campionato italiano di Poetry Slam? Quali difficoltà hai incontrato? Siamo abituati a gare sportive, ma qual è la preparazione per un contest di questo genere? 

“In Italia esistono moltissimi collettivi che si occupano di poesia orale e performativa. La L.I.P.S. (Lega Italiana Poetry Slam) sovrintende il coordinamento nazionale dei singoli collettivi che organizzano i poetry slam legati al campionato italiano: questo vuol dire che partecipando a un poetry slam all’interno del circuito L.I.P.S. in una qualsiasi città e vincendolo, ci si può classificare alle semifinali regionali, e da lì a quelle nazionali e così via, sino ad arrivare a poter rappresentare la propria nazione d’origine al campionato europeo di poetry slam e a quello mondiale. Io ho conosciuto questo mondo attraverso il Trento Poetry Slam, una realtà territoriale piccina e preziosa di cui da anni faccio parte e che si dedica all’organizzazione di eventi legati alla poesia, alla cultura, all’arte.

In relazione alla gara, la difficoltà principale per me è stare all’interno delle regole relative al tempo perché quando scrivo ragiono solo in parte termini di destinazione e tengo poco conto di quel fattore. Ciò che trovo inestimabile è che il poetry slam rappresenta una sola delle forme in cui la poesia orale e performativa confluisce, di queste forme fanno parte molte altre tra cui gli spettacoli di poesia orale, i concerti di spoken music, o la visual poetry. Queste forme ibride e innovative sono il mio principale interesse.

Ciò che, invece, nel poetry slam riguarda la competizione e potrebbe in effetti spaventare perde facilmente la sua quota predatoria quando si pensa che si tratta di un pretesto per stare in ascolto, di un patto che svuota e riconferisce senso alle categorie sociali poste in discussione. La competizione diventa gioco e nel gioco è tutto vero quanto si decide lo sia, così anche vittoria o sconfitta hanno significati scontornati che cedono il posto ad altri più tenaci e fedeli a ciò che all’interno di un sistema nuovo e costituito in autonomia come il ritrovarsi per far poesia implica, si decide abbia importanza”.

Gloria Riggio, quali sono tre poesie per te importanti e perché?

“Se ti rivivi cosa ti correggi?” o “Novissimum Testamentum” di Sanguineti perché la parola si inarca a dovere, aderisce il più possibile alla sua forma, tumulta percorrendo il profilo del contenuto che traccia senza tentativo di proteggersi, con esiti bizzarri e talvolta sporti su aperture luminose. “Una sera come tante” di Giovanni Giudici perché mi sembra continui a intercettare qualcosa in me (forse in noi) volutamente in ombra, schiacciato dalla sua stessa paura e intimorito dallo slancio per affrancarsene, ma anche perché ha una delle chiose più affilate che conosca. Infine “A vacanza conclusa” o “A Giorgio Caproni” di Vivian Lamarque, per la forza liberatrice del riso nel dolore ma anche per l’abilità di chiudere in una cerniera di quattro versi tutta, o quasi, la vicenda della vita. Per questa stessa ragione, tra le mie poesie preferite c’è “Nostos” di Louise Glück”.

Ultimo libro letto?

“Ho da poco finito di leggere la tetralogia di Elena Ferrante “L’amica geniale”, e l’ho molto amata, come allo stesso modo ho da poco finito di leggere e amato moltissimo “Amuleto” di Roberto Bolaño. Leggo molti libri contemporaneamente, per disordine, entusiasmi, richiami. Al momento sto leggendo “Quaderno proibito” di Alba de Céspedes e leggendo e rileggendo le poesie di Elio Pagliarani”.

Cultura
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giovedì 21 Novembre 2024