Paolo Nori e Dostoevskij: basterà davvero la bellezza per salvare il mondo?
Si chiedeva già oltre un secolo e un lustro fa Fedör Dostoevskij, ne “l’Idiota”, se la bellezza sarebbe bastata per salvare il mondo, ma in un momento come questo, così buio e incerto, nemmeno la bellezza sembrerebbe essere abbastanza. Di quest’idea è Paolo Nori: una figura tanto apprezzata quanto poliedrica, nel mondo letterario.
Lo scrittore e traduttore è stato protagonista di una querelle con la Bicocca, la rinomata università milanese. L’oggetto della contesa è proprio lo scrittore russo, padre di opere come “Le notti bianche” o “Delitto e castigo”.
Nori avrebbe avuto l’occasione di sedersi in cattedra, con l’Unimib, per un corso legato proprio a Dostoevskij, soggetto tra l’altro del suo ultimo libro, intitolato: “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fedor M. Dostoevski”. Se solo non fosse stato per la guerra! Il conflitto russo-ucraino ha evidentemente affetto le scelte di molti brand e figure preminenti da tutto il mondo che hanno preferito prendere le distanze da qualsiasi elemento che provenga da quella zona. L’università per cui Nori avrebbe avuto modo di parlare non è stata da meno: il corso è stato sospeso per “evitare qualsiasi forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione”.
Si parlava, nella lettera inviata dal prorettore alla didattica, di “rimandare il corso”. Chiamiamo le cose con il loro nome: si sarebbe trattato di censura. È inammissibile che a fare le spese per una guerra sia la cultura e la storia di un popolo. Dovrebbe essere chiara la sostanziale differenza che corre tra un governo e la sua gente, la censura nei confronti di un corso su un totem della letteratura russa, e mondiale, come Fedör Dostoevskij è un’umiliazione e un’offesa.
Ed è proprio così che si deve essere sentito il nostro Paolo Nori, da una vita inserito nel campo della letteratura russa, soggetto così affascinante che non può pagare scelte politiche avvenute a distanza di centinaia di anni da quei romanzi che avrebbero potuto essere motivo di polemica. La Bicocca, anche in seguito al commento del sindaco Sala e della grande risonanza avuta dalla questione, ha compiuto un netto dietro-front. Così le scuse e un invito, giustamente declinato dal diretto interessato, a mandare in scena quelle lezioni incriminate.
La censura è uno strumento di tortura per la mente, dal retrogusto di totalitarismo, e non è una risposta a quello che succede nel mondo. Se mai dovesse esserlo, non è quello che dovrebbe essere garantito nelle università. Il “potenziale docente” ha risposto con un messaggio, che suona più come un manifesto del pensiero contro quella che è l’attuale corrente di caccia alle streghe ai danni della cultura russa: parlerà di Dostoevskij, ma non all’Unimib: sarà a Roma, Cesena, Parma, Albinea, Salaborsa e così via.
Sarà davvero abbastanza la bellezza per salvarci dai nostri giorni?
Cultura
Twitter:
sabato 21 Dicembre 2024